Un bel dì vedremo è un'aria di Madama Butterfly di Giacomo Puccini. È intonata dalla protagonista (soprano) durante il secondo atto dell'opera. Cio-Cio-San (Butterfly), rivolgendosi alla cameriera Suzuki, immagina
il giorno felice in cui Pinkerton, il suo sposo americano, farà ritorno
a casa. «Un bel dì vedremo» è un'aria-racconto anomala, in quanto gli eventi
narrati non appartengono al passato, bensì sono la proiezione del
desiderio del personaggio narrante. Drammaturgicamente costituisce il
punto culminante di un'estesa scena a due tra la protagonista dell'opera
e Suzuki, durante la quale Cio-Cio-San si sforza di illudere la
cameriera e se stessa che il marito, partito per gli Stati Uniti tre
anni prima, tornerà da lei. Le parole che la precedono immediatamente -
«Ah, la fede ti manca! Senti» - fanno dell'aria, per l'appunto, una
dichiarazione di fede. I versi di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa non presentano la regolarità tradizionalmente legata alla forma chiusa dell'aria. Sono versi endecasillabi, settenari e quinari liberamente alternati e in parte legati dalla rima. La condotta musicale è altrettanto irregolare. L'aria si articola
infatti in brevi sezioni. La prima, otto battute in sol bemolle
maggiore, è ripresa nella parte conclusiva, alle parole «[per non
mo]rire al primo incontro», e di nuovo a tutta forza dall'orchestra come
perorazione finale mentre - come prescrive la didascalia - «Butterfly e
Suzuki si abbracciano commosse». Le prime otto battute sono state
analizzate da Antonino Titone e portate ad esempio del metodo pucciniano
di costruire le proprie melodie partendo da brevi cellule ritmico-intervallari.[1] Mentre la melodia iniziale si ascolta qui per la prima volta, la sezione centrale dell'aria ospita due dei molti leitmotiv
di cui l'opera è intessuta. Il primo, che corrisponde alle parole
«s'avvia per la collina», era stato udito per la prima volta nel duetto
d'amore dell'atto I («ed in tavola infissa») e di qui in avanti sarà
associato alla collina di Nagasaki.
Il secondo, la melodia orchestrale abbinata alle parole «chiamerà
Butterfly dalla lontana. Io senza dar risposta me ne starò nascosta», è
associato alla promessa del marito di far ritorno a casa (atto II,
Cio-Cio-San: «O Butterfly, piccina mogliettina, tornerò colle rose») e
diventerà in seguito il tema del bambino nato dall'amore tra Cio-Cio-San
e Pinkerton.
Versi
[Senti.] Un bel dì, vedremo
levarsi un fil di fumo sull'estremo
confin del mare.
E poi la nave appare
E poi la nave è bianca.
Entra nel porto, romba il suo saluto.
Vedi? È venuto!
Io non gli scendo incontro, io no. Mi metto
là sul ciglio del colle e aspetto, aspetto
gran tempo e non mi pesa
la lunga attesa.
E... uscito dalla folla cittadina
un uomo, un picciol punto
s'avvia per la collina.
Chi sarà? Chi sarà?
E come sarà giunto
che dirà? che dirà?
Chiamerà Butterfly dalla lontana.
Io senza dar risposta
me ne starò nascosta
un po' per celia, un po' per non morire
al primo incontro, ed egli alquanto in pena
chiamerà, chiamerà:
«Piccina – mogliettinaolezzo di verbena»
i nomi che mi dava al suo venire.(a Suzuki)
Tutto questo avverrà, te lo prometto.
Tienti la tua paura. – Io con sicura
fede lo aspetto.
Note
^Antonino Titone, Vissi d'arte. Puccini e il disfacimento del melodramma,
Feltrinelli, Milano 1972, pp. 11-13. «Una melodia seducentissima e
notissima [...], quale ad esempio può essere la frase di apertura
dell'aria "Un bel dì vedremo", verrà subito dal nostro sguardo
esercitato scomposta nei suoi tre elementi costritutivi [due crome
discendenti, una semiminima col punto, due semicrome ascendenti], i
quali, si vedrà, si ripercuotono per tutta la frase, senza che altro di
estraneo vi faccia apparizione; la riempiono scandendovi alternanze
calibratissime, che danno luogo, pur nel breve spazio di quella piccola
melodia introduttiva, a un impianto architettonico complesso e nello
stesso tempo lineare.»
In versione originale il titolo è Dein ist mein ganzes Herz, mentre in lingua inglese è conosciuta con quello di You are my heart's delight. Soprattutto per il celeberrimo ritornello, il brano gode di notorietà con vita a sé stante tanto da essere entrato - come standard - nel repertorio della musica popolare. È stato inciso in numerose versioni sia da cantanti lirici e che interpreti di musica leggera. Come brano avulso dal contesto operettistico, è interpretato prevalentemente da artisti maschili.
Contenuto
Il brano è, nella sua versione originale, un duetto d'amore per soprano e tenore
che impersonano in scena i protagonisti dell'operetta di Lehar: la
giovane occidentale Lisa ed il principe cinese Sou-Chong. I due
innamorati, disposti a inseguirsi tra Vienna e la Cina, sfidano le difficoltà derivanti dalle diverse culture ma alla fine non riusciranno a trovare l'amore eterno.
Versione italiana
Nella poetica in lingua italiana che si rifà agli stilemi dell'opera lirica in voga negli anni venti, il refrain
del tenore - che funziona nell'economia del testo come intermezzo
declamato - restituisce appieno il senso del sentimento amoroso che
unisce i due giovani protagonisti e fa di questo brano uno dei classici
delle canzoni per innamorati: « Ti vedo tra le rose
ti dico tante cose
se il vento lieve t'accarezza
un profumar di giovinezza
mi fai tremar
La notte sogno tremando di te
quale incantesimo il mio cuor
sul tuo cuor
mentre si schiudono le pupille tue d'or. »
Nato da Ferenc e da Christina Neubrandt (di madrelingua tedesca), è conosciuto soprattutto come compositore di operette (sua è la celebre romanzaTu che m'hai preso il cuor, da Il paese del sorriso, del 1929). Studiò con il padre, direttore di banda militare, e dal 1882 al 1888 fu allievo del conservatorio di Praga, studiando violino e teoria musicale. Su consiglio di Dvořák, si concentrò sulla composizione. Dopo aver conseguito il diploma, suonò il violino presso l'orchestra sinfonica di Barmen-Elberfeld.
Più tardi si unì alla banda del padre, 50º fanteria, con il ruolo di
assistente del capobanda. Nel 1890 divenne direttore della banda
militare del 25º reggimento di fanteria a Losoncz. Nel 1894 lasciò quest'ultimo per andare a Pola a dirigere la banda militare navale di quel porto. Qui conobbe il poeta Felix Falzari, con il quale compose la sua prima opera, Kukuschka,
che ebbe discreto successo ma non tale da consentirgli di lasciare la
direzione di una banda militare. A questa attività affiancò presto
quella di autore di arrangiamenti per banda di noti brani classici e di
canzoni popolari. Nel 1898 si trasferì a Trieste a dirigere la locale banda navale militare e nel 1898 prese il posto del padre presso l'87º reggimento in Budapest.
Trasferitosi a Vienna, ebbe l'occasione l'anno dopo di comporre un
valzer per il gran ballo mascherato che l'estrosa e raffinata
principessa di Metternich diede a corte. Il tema del ballo era Oro e argento
e così fu chiamato il suo valzer che, divenuto subito famoso in tutto
il mondo, lo portò all'attenzione di editori musicali e dei gestori di
teatri. Nel 1902 lasciò l'esercito per la direzione del teatro di Vienna an der Wien, posizione che abbandonò presto per dedicarsi esclusivamente alla composizione. La sua opera Wiener Frauen, prodotta nel novembre del 1902,
descrisse le vicissitudini di un maestro di musica dato per disperso
dopo un suo viaggio marittimo. Da quel momento in poi visse a Vienna,
dedicando tutto il suo tempo alla composizione. Due anni dopo realizzò Il matrimonio per scherzo, rappresentato in Italia da Gea della Garisenda su libretto di Renato Simoni.[1]
La vedova allegra
Monumento di Franz Lehár a Vienna
Il suo più grande successo fu Die lustige Witwe (La vedova allegra), messa in scena per la prima volta al Theater an der Wien il 30 dicembre del 1905, ed in Italia due anni dopo al teatro Dal Verme di Milano. Il successo di quest'operetta, imperniata sulle vicende del conte
Danilo e dell'ereditiera Anna, gli procurò nell'immediato un grosso
guadagno che tuttavia egli perse a causa di azzardate operazioni
finanziarie alla Borsa di Vienna. Reso prudente da questa brutta
esperienza, ritornò all'agiatezza grazie alle successive operette,
divenendo presto una delle persone più facoltose della capitale
austriaca e fondò anche una sua casa musicale. Nel 1929 lo stesso Lehar diresse le presentazioni delle sue operette Paganini e Federica al Politeama di Trieste, teatro con il quale ebbe un rapporto privilegiato. Lo stesso anno compose Il paese del sorriso, nella quale manifestò la passione per le favole esotiche. Acquistata una casa a Bad Ischl, conobbe ivi nel 1906
Sofia Meth, figlia di un commerciante ebreo di tappeti e già sposata. I
due iniziarono la vita in comune e nel 1921 Sofia ottenne il divorzio
dal primo marito e poté così sposare Lehar. Lasciata l'attività di
compositore nel 1934,
si dedicò quasi esclusivamente alla sua casa editrice Glocken-Verlag.
Durante la seconda guerra mondiale riuscì a superare le difficoltà
derivanti dalla origine ebraica della moglie grazie alla grande
ammirazione che godeva presso Hitler. Nel 1944 si trasferì in Svizzera per motivi di salute. Nel 1947 la moglie Sofia morì a Zurigo. L'anno successivo, gravemente
ammalato e quasi cieco, morì anche lui a Bad Ischl, località austriaca
nei pressi di Salisburgo. Il suo repertorio di compositore include anche sonate, poemi sinfonici, marce e danze come il celebre valzer Gold und Silber (Oro e Argento).
Nato a Tichvin
da una famiglia aristocratica con una lunga tradizione militare alle
spalle, Rimskij-Korsakov mostrò doti musicali già in tenera età, ma fu
avviato agli studi presso il Collegio della Marina militare Imperiale Russa e, successivamente, si arruolò nella Marina Imperiale Russa imbarcandosi sulla nave-scuola Almaz. Fu solo quando incontrò Milij Balakirev, nel 1861,
che iniziò a dedicarsi seriamente alla musica. Quando fu sulla terra
ferma e non in crociera, Balakirev l'incoraggiò e gli insegnò a
comporre. Egli incontrò gli altri compositori del gruppo che sarebbe
diventato famoso come il Gruppo dei Cinque o Potente mucchietto (in russo: Могучая Кучка). Durante gli anni trascorsi in Marina, Rimskij-Korsakov completò una sinfonia (1861-1865), talvolta definita come la prima mai composta da un russo, sebbene Anton Rubinstein avesse concepito la sua prima sinfonia già nel 1850. Sempre in marina completò anche le pièce orchestrali Sadko (1867), Antar (1868, ispirata alla leggenda di Antarah ibn Shaddad) e l'operaLa fanciulla di Pskov (1872). Nel 1873 prese congedo dalla marina. Il 12 luglio1872 sposò Nadežda Nikolaevna Purgold (1848-1919), pianista e compositrice, dalla quale ebbe 7 figli: Michail (1873-1951), Sofija (1875-1943), Andrej (1878-1940), Vladimir (1882-1970), Nadežda (1884-1971), Margarita (1888-1893) e Svjatoslav (1889-1890). La moglie esercitò una forte influenza musicale su Rimskij-Korsakov, così come Clara Schumann la ebbe sul marito Robert. Rimskij-Korsakov e gli altri compositori del Gruppo dei Cinque
collaboravano spesso tra loro modificando le loro opere. In particolare,
dopo la morte di Modest Musorgskij nel 1881,
Rimskij-Korsakov ne rivisitò diverse opere prima che fossero pubblicate
ed eseguite. Per esempio, la revisione di Rimskij-Korsakov di Una notte sul Monte Calvo
è stata a lungo la più eseguita. In tempi recenti la critica musicale
ha rivalutato le versioni originali di Musorgskij, in passato giudicate
"sporche", apprezzandone l'originalità. Per questo motivo alcuni
rifacimenti di Rimskij-Korsakov, come quello del Boris Godunov, sono stati soppiantati dagli originali di Musorgskij.
Rimskij-Korsakov è citato nel testo della canzone Il siero di Strokomogoloff, scritto da Leo Chiosso su musica di Fred Buscaglione, portata al successo in Italia dallo stesso Buscaglione alla fine degli anni 1950. Giocando sull'assonanza con Strokomogoloff, Chiosso usò come testimonial del siero diversi personaggi russi sufficientemente noti al pubblico italiano dell'epoca: oltre al compositore, Fëdor Michajlovič Dostoevskij (autore del romanzo I fratelli Karamàzov) Michele Strogoff, Serge Voronoff.
Il brano elenca scherzosamente le molteplici proprietà di una pozione
portentosa in grado di risolvere non solo i problemi di salute e i
difetti estetici, ma anche i guai d'amore e la mancanza d'ispirazione
degli artisti.
Il volo del calabrone è il terzo episodio dell'opera "La favola dello zar Saltan" (composta fra il 1899 ed il 1900) di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov, quando il protagonista viene trasformato in un insetto.
L'opera è suddivisa in 4 quadri:
Addio e partenza dello zar
La zarina sul mare
Volo del calabrone
I tre miracoli
La composizione è accompagnata ad un testo, che però viene facilmente omesso, rendendolo un brano facilmente estraibile dal contesto dell'opera per un'esecuzione orchestrale o una sua qualsiasi riproposizione. Il brano, nella partitura dell'opera, non possiede un titolo, in quanto non si tratta di un vero e proprio movimento, ma di un interludio; tuttavia viene comunemente identificato come Il volo del calabrone proprio in riferimento all'argomento del testo.
L'andamento del brano, per onomatopea, tenta di ricostruire in chiave musicale il ronzio di un insetto. Inoltre, le note che compongono le singole sezioni della composizione, oscillano velocemente in una gamma di altezze, riproducendo il movimento fluttuante, ma regolare di un grosso insetto.
Nella versione originale l'insetto a cui si fa riferimento è un bombo: in italiano è sempre stato tradotto con calabrone, mantenendo comunque il valore onomatopeico del brano.
Influenza nella cultura popolare
Essendo strutturato su comuni scale cromatiche, il Volo del calabrone è in realtà un brano abbastanza elementare nella sua costruzione compositiva, rispetto alla normalità dei brani di musica classica. Tuttavia la sua esecuzione richiede estrema velocità e precisione, ed infatti è utilizzato da molti musicisti, specialmente nel rock, come una dimostrazione di virtuosismo.
Sono innumerevoli le versioni per chitarra elettrica, ma ne esistono riproposizioni (o variazioni) eseguite anche da tromba, basso elettrico, xilofono, violino e addirittura da cantanti. Del brano esiste una trascrizione per pianoforte solo di Rachmaninov. Nel 2008 il violinista David Garrett è entrato nel Guinness dei primati per aver eseguito tale brano in un minuto e sei secondi.
Il 10 aprile 2011, nel corso di una puntata del programma televisivo Lo show dei record, il violinista Matteo Fedeli ha eseguito il brano in 64 secondi, suonando uno Stradivari del 1726, accompagnato da un'orchestra.
Il record è stato migliorato il 18 dicembre 2011, quando il violinista britannico Ben Lee lo ha eseguito in 54,24 secondi.
Il 28 Aprile 2011 il chitarrista Vanny Tonon è entrato nel Guinness dei primati per aver eseguito questo brano ad una velocità di 380 bpm.
Scena prima Sulla riva dell'isola di Bujan. Da lontano si vede
una nave diretta a Tmutarakan': Gvidon la osserva con malinconia. Si
lamenta con il cigno, perché gli sono venute a noia tutte le meraviglie
dell'isola, mentre vorrebbe vedere suo padre, ma in modo da non essere
visto. Il cigno acconsente ad esaudire il suo desiderio, e gli ordina di
immergersi per tre volte in mare, per trasformarsi in un calabrone.
Gvidon quindi vola per raggiungere la nave, e l'orchestra esegue il
celebre volo del calabrone.
David Helfgott giovane e promettente pianista, da bambino non vince
una gara di esecuzione al pianoforte. Nonostante l'apprezzamento di un
membro della giuria, il padre è molto arrabbiato perché sperava che suo
figlio vincesse. David da ragazzo, con l'insegnamento del signor Rosen,
(il membro della giuria) comincia a vincere un concorso dopo l'altro e
viene invitato a suonare in un'orchestra americana ma il padre non
vuole, dopo un po' di tempo David riceve un'altra offerta: di andare a
Londra per frequentare una scuola di musica molto importante; suo padre
si oppone ancora una volta e lo picchia davanti a tutta la famiglia. Il
ragazzo decise di andare a Londra allontanandosi anche dalle sue
sorelle... Con l'insegnamento del professor Parkes arriva in finale al
concorso della scuola e David molto deciso vuole suonare un pezzo molto
difficile che il padre voleva che un giorno suonasse: A causa della
tensione durante il concerto David sprofonda nella pazzia e finisce
ricoverato in una clinica per alcuni anni. In clinica conosce una
signora di nome Gillian che appena uscito dalla clinica ospita David per
un po' di giorni a casa sua. Quando David rincomincia a suonare, anche
se gli era stato vietato dal dottore, il padre ritorna.
La realtà dietro il film
Shine narra la storia reale della vita di David Helfgott,
presentando ovviamente anche tratti romanzati. L'intera narrazione si
basa sulle parole stesse dei protagonisti ovvero David Helfgott in primo
luogo e di Gillian Helfgott in secondo luogo, i quali vengono
ringraziati nei titoli di coda. I due adesso vivono ancora in Australia e
molto spesso viaggiano per le numerose tournée che David intraprende. È
però necessario precisare come molte controversie siano sorte riguardo
al modo in cui David viene presentato, molti musicisti infatti hanno
ritenuto opportuno far notare come in realtà le abilità di David siano
state fortemente amplificate nel film, così come la difficoltà
leggendaria del concerto. Col passare degli anni ed in particolar modo
dopo l'uscita del film David ha pubblicato un gran numero di album sia
in studio che dal vivo, la maggior parte dei quali altro non sono che il
concerto attorno a cui la vita di David ruota, il terzo concerto per
pianoforte di Rachmaninov. Gillian oggi, oltre che moglie amorevole che
accompagna David ad ogni sua tournée è anche la sua manager.
DAL FILM SHINE : IL VOLO DEL CALABRONE
(Rimskij-Korsakov)
IL VOLO DEL CALABRONE eseguito dal grande Harry James :
Il concerto per clarinetto e orchestra in La maggiore KV 622 è l'ultima composizione di Wolfgang Amadeus Mozart per strumento solista, composta due mesi prima di morire.
All'epoca il clarinetto
si presentava in una veste ben diversa da quella attuale, raggiunta
solo verso la metà dell'Ottocento. Nonostante questo, Mozart è stato
capace di sfruttare al meglio questo strumento traendone sonorità
originali ed espressive. Il concerto è considerato tra le sue opere
migliori e fondamentale per gli amanti del clarinetto e i clarinettisti. L'organico che accompagna lo strumento solista è cameristico: sono esclusi oboi, trombe e tromboni, il cui timbro sarebbe potuto entrare in competizione con quello dello strumento solista. Il clarinetto si esprime con melodie ora soavi, ora dagli accenti drammatici, ma il tono è sempre pacato. Dei tre movimenti che compongono il concerto, l'adagio è quello in
cui la melodia tocca le vette più alte, raggiungendo momenti di intimità
e di struggente malinconia. L'Allegro è il primo movimento, ha un carattere gioioso e
virtuosistico. Si apre con una breve introduzione strumentale del tema
che riprende il Clarinetto con passaggi virtuosistici che mettono in
risalto le doti tecniche dello strumento. L'Adagio è il secondo
movimento, ha un andamento calmo e rilassante, inspiegabilmente
commovente, tanto da evocare la voce umana. Si conclude con una nota
lunga di speranza e musicalità. Il Rondò è il terzo e ultimo movimento, è
molto spiritoso e vivace. Con la sua gioiosità conclude il concerto con
un finale movimentato ed allegro. Il concerto fu scritto per il
clarinettista austriacoAnton Stadler, virtuoso dello strumento, al quale Mozart lo dedicò. Stadler utilizzava uno strumento particolare: il cosiddetto clarinetto di bassetto in La. Si tratta di un clarinetto in La con un'estensione aumentata verso il grave di una terza, fino a raggiungere il Do
grave scritto. Alcuni passaggi del Concerto prevedono queste note che
oggi sono fuori dalla portata dei clarinetti normalmente utilizzati e
vengono quindi suonati un'ottava
sopra (perdendo sicuramente il fascino legato a questi suoni gravi e
vellutati). Dalla metà del XX secolo alcuni fabbricanti hanno prodotto
dei clarinetti di bassetto che permettono di suonare il Concerto come si
crede che sia stato scritto da Mozart. Alcuni dei grandi solisti
l'hanno registrato così: Dame Thea King, Sabine Mayer, Michael Collins,
Alessandro Carbonare, ecc.
Curiosità
Mozart aveva utilizzato il clarinetto in altre due precedenti composizioni strumentali: