07/09/12

W .A. Mozart - concerto per clarinetto KV 622 1°


   

 


 Concerto per clarinetto e orchestra KV 622

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Concerto per clarinetto e orchestra

K.622‐1
Compositore Wolfgang Amadeus Mozart
Tonalità La maggiore
Tipo di composizione Concerto
Numero d'opera KV 622
Epoca di composizione Vienna, ottobre 1791
Pubblicazione Sieber, Parigi 1801; André, Offenbach 1801
Autografo Perduto, ma rimangono alcuni fogli di una precedente versione scritta per corno di bassetto e nella tonalità Sol maggiore.
Dedica Anton Stadler
Durata media 30 minuti
Organico
Movimenti
3 movimenti:
  • Allegro
  • Adagio
  • Rondò: Allegro
Il concerto per clarinetto e orchestra in La maggiore KV 622 è l'ultima composizione di Wolfgang Amadeus Mozart per strumento solista, composta due mesi prima di morire.

Indice

Descrizione


All'epoca il clarinetto si presentava in una veste ben diversa da quella attuale, raggiunta solo verso la metà dell'Ottocento. Nonostante questo, Mozart è stato capace di sfruttare al meglio questo strumento traendone sonorità originali ed espressive. Il concerto è considerato tra le sue opere migliori e fondamentale per gli amanti del clarinetto e i clarinettisti.
L'organico che accompagna lo strumento solista è cameristico: sono esclusi oboi, trombe e tromboni, il cui timbro sarebbe potuto entrare in competizione con quello dello strumento solista. Il clarinetto si esprime con melodie ora soavi, ora dagli accenti drammatici, ma il tono è sempre pacato.
Dei tre movimenti che compongono il concerto, l'adagio è quello in cui la melodia tocca le vette più alte, raggiungendo momenti di intimità e di struggente malinconia.
L'Allegro è il primo movimento, ha un carattere gioioso e virtuosistico. Si apre con una breve introduzione strumentale del tema che riprende il Clarinetto con passaggi virtuosistici che mettono in risalto le doti tecniche dello strumento. L'Adagio è il secondo movimento, ha un andamento calmo e rilassante, inspiegabilmente commovente, tanto da evocare la voce umana. Si conclude con una nota lunga di speranza e musicalità. Il Rondò è il terzo e ultimo movimento, è molto spiritoso e vivace. Con la sua gioiosità conclude il concerto con un finale movimentato ed allegro. Il concerto fu scritto per il clarinettista austriaco Anton Stadler, virtuoso dello strumento, al quale Mozart lo dedicò. Stadler utilizzava uno strumento particolare: il cosiddetto clarinetto di bassetto in La. Si tratta di un clarinetto in La con un'estensione aumentata verso il grave di una terza, fino a raggiungere il Do grave scritto. Alcuni passaggi del Concerto prevedono queste note che oggi sono fuori dalla portata dei clarinetti normalmente utilizzati e vengono quindi suonati un'ottava sopra (perdendo sicuramente il fascino legato a questi suoni gravi e vellutati). Dalla metà del XX secolo alcuni fabbricanti hanno prodotto dei clarinetti di bassetto che permettono di suonare il Concerto come si crede che sia stato scritto da Mozart. Alcuni dei grandi solisti l'hanno registrato così: Dame Thea King, Sabine Mayer, Michael Collins, Alessandro Carbonare, ecc.

Curiosità

Mozart aveva utilizzato il clarinetto in altre due precedenti composizioni strumentali:
  • Kegelstatt-trio in Mib K 498 (1786)
  • Quintetto in La K 581 (1789)

W. A. Mozart - concerto per corno N° 3 KV. 447 (Allegro)











Concerto per corno e orchestra n. 3 (Mozart)

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Concerto per corno e orchestra n. 3
Compositore Wolfgang Amadeus Mozart
Tonalità Mi bemolle maggiore
Tipo di composizione Concerto
Numero d'opera n.3 K 447
Epoca di composizione Vienna, probabilmente nel 1787
Pubblicazione André, Offenbach 1802
Autografo British Library, Londra
Durata media 15 minuti
Organico corno, 2 clarinetti, 2 fagotti, archi (violini primi e secondi; viole; violoncelli; contrabbassi)
Movimenti
Allegro (4/4, Mi bemolle maggiore) Romanza: Larghetto (2/2, La bemolle maggiore) Allegro (6/8, Mi bemolle maggiore)


Dei quattro concerti scritti da Wolfgang Amadeus Mozart per corno ed orchestra il concerto per corno e orchestra n. 3 in Mi bemolle maggiore K 447 è sicuramente - a parere di molti critici - il più riuscito ed il più romantico della serie[senza fonte] (K 412, K 417, K 495).
Il carattere musicale profondo è ottenuto con l'utilizzo dei clarinetti e dei fagotti.
Questo come gli altri concerti furono scritti da Mozart per il suo grande amico Leutgeb che evidentemente era ben più di un dilettante se poteva suonare una partitura così impegnativa.
In questo concerto infatti lo strumento viene usato in un modo virtuosistico che bene evidenzia le proprie doti di cantabilità.
Era un dato caratteristico di Mozart quello di comprendere e sfruttare al massimo le potenzialità di uno strumento anche quando non ne aveva una conoscenza pratica.

Struttura

Il primo movimento si apre con cinque frasi che verranno riprese più volte con modalità via via diverse. In alcune parti del primo e secondo movimento emergono anticipazioni della melodia che verrà sviluppata nel Concerto per clarinetto.
Nella romanza vengono valorizzate le capacità melodiche dello strumento e la cantabilità raggiunge livelli di grande afflato.
Con un rondò pieno di brio inizia il terzo ed ultimo movimento che si conclude con il corno che richiama il tema principale già esposto nella romanza con una soluzione tecnica di martello (note brevi e staccate) piuttosto che utilizzandone gli aspetti cantabilià.

04/09/12

AIDA - opera (G. Verdi)


AIDA - Arena di Verona

NEL VIDEO : 

ATTO II

Gloria all' Egitto, 

Marcia trionfale; 

Ballabile; 

Vieni, o guerriero vindice.




Aida è un'opera in quattro atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Antonio Ghislanzoni, basata su un soggetto originale di Auguste Mariette. Ismail Pascià, kedivè d'Egitto, commissionò un inno a Verdi per celebrare l'apertura del Canale di Suez (1869) nel 1870, pagandolo 80.000 franchi, ma questi rifiutò, dicendo che non scriveva musica d'occasione[1]. Invece quando venne l'invito di comporre un'opera per l'inaugurazione del nuovo teatro del Cairo, accettò. Tuttavia la prima dell'opera fu ritardata a causa della guerra franco-prussiana dato che i costumi e le scene erano a Parigi, sotto assedio. Il teatro del Cairo s'inaugurò invece con Rigoletto. Quando finalmente la prima di Aida ebbe luogo, l'opera ottenne un enorme successo e ancora oggi continua ad essere una delle opere liriche più famose.
La prima rappresentazione in assoluto al mondo avvenne quindi al Teatro khediviale dell'Opera del Cairo, in Egitto, il 24 dicembre 1871, diretta da Giovanni Bottesini.
Gli interpreti e gli artisti coinvolti nel debutto furono i seguenti[2] (nella terza colonna gli interpreti della prima europea, l'8 febbraio 1872 al Teatro alla Scala di Milano[3]):


Personaggio Interprete
(Il Cairo)
Interprete
(Milano)
Registro vocale
Aida Antonietta Anastasi Pozzoni Teresa Stolz soprano
Il Re Tommaso Costa Paride Pavoleri basso
Amneris Eleonora Grossi Maria Waldmann mezzosoprano
Radames Pietro Mongini Giuseppe Fancelli tenore
Amonasro Francesco Steller Francesco Pandolfini baritono
Ramfis Paolo Medini Ormondo Maini basso
Un Messaggero Luigi Stecchi-Bottardi Luigi Vistarini tenore
Grande Sacerdotesa Marietta Allievi

Scene Edouard Despléchin
Jean-Baptiste Lavastre
Auguste Rubé
Philippe Chaperon,
su bozzetti di Auguste Mariette


Costumi Henri de Montaut,
con supervisione di Auguste Mariette


Coreografia Alexandre Simon Henri Fuchs

Direttore di scena Carlo d'Ormeville

Maestro del coro G. Devasini

Direttore d'orchestra Giovanni Bottesini


Trama

Atto I

Scena I: Sala del palazzo del re a Menfi.
Aida, figlia del Re di Etiopia Amonasro, vive a Menfi come schiava; gli Egizi l'hanno catturata durante una spedizione militare contro l'Etiopia ignorando la sua vera identità. Suo padre ha organizzato una incursione in Egitto per liberarla dalla prigionia. Ma fin dalla sua cattura, Aida si è innamorata del giovane guerriero Radamès, che a sua volta l'ama. Aida ha una pericolosa rivale, Amneris, la figlia del Re d'Egitto. Giunta Aida, Amneris intuisce che possa essere lei la fiamma di Radamès e falsamente la consola dal suo pianto. Appare il Re assieme agli ufficiali e Ramfis che introduce un messaggero recante le notizie dal confine. Aida è preoccupata: suo padre sta marciando contro l'Egitto. Alla fine il Re dichiara che Radamès è stato scelto da Iside come comandante dell'esercito che combatterà contro Amonasro. Il cuore di Aida è diviso tra l'amore per il padre e la Patria e l'amore per Radamès.
Scena II: Interno del tempio di Vulcano a Menfi.
Cerimonie solenni e danza delle sacerdotesse. Investitura di Radamès come comandante in capo.

Atto II

Danze festose e musica nelle stanze di Amneris. Amneris riceve la sua schiava Aida e ingegnosamente la spinge a dichiarare il suo amore per Radamès, mentendole dicendo che Radamès è morto in battaglia; la reazione di Aida alla notizia la tradisce rivelando il suo amore per Radamès. Amneris, scoperto il suo amore, la minaccia: ella è figlia del Faraone. Con orgoglio Aida dice che anche lei è figlia di re, ma se ne pente ben presto. Risuonano da fuori le trombe della vittoria. Amneris obbliga Aida a vedere con lei il trionfo dell'Egitto e la sconfitta del suo popolo. Aida è disperata, e chiede perdono ad Amneris.
Scena II: Uno degli ingressi della città di Tebe.
Radamès torna vincitore. Marcia trionfale. Il faraone decreta che in questo giorno il trionfatore Radamès potrà avere tutto quello che desidera. I prigionieri etiopi sono condotti alla presenza del Re e Amonasro è uno di questi. Aida immediatamente accorre ad abbracciare il padre, ma le loro vere identità sono ancora sconosciute agli Egizi. Amonasro infatti dichiara che il Re etiope è stato ucciso in battaglia. Radamès per amore di Aida usa l'offerta del Re per chiedere il rilascio dei prigionieri. Il Re d'Egitto, grato a Radamès, lo proclama suo successore al trono concedendogli la mano della figlia Amneris e fa inoltre rilasciare i prigionieri, ma, su consiglio di Ramfis, fa restare Aida e Amonasro come ostaggi per assicurare che gli etiopi non cerchino di vendicare la loro sconfitta.

Atto III

Scena: Le rive del Nilo, vicino al tempio di Iside.
Amonasro e Aida sono tenuti in ostaggio; il Re etiope costringe la figlia a farsi rivelare da Radamès la posizione dell'esercito egizio. Radamès ha solo apparentemente consentito di diventare il marito di Amneris, e fidandosi di Aida, durante la conversazione le rivela le informazioni richieste dal padre. Quando Amonasro rivela la sua identità e fugge con Aida, Radamès, disperato per avere involontariamente tradito il suo Re e la sua Patria, si consegna prigioniero al sommo sacerdote.

Atto IV

Scena I: Sala nel palazzo del Re; andito a destra che conduce alla prigione di Radamès.
Amneris desidera salvare Radamès, ma lui la respinge. Il suo processo ha luogo fuori dal palcoscenico; egli non parla in propria difesa, mentre Amneris, che rimane sul palco, si appella ai sacerdoti affinché gli mostrino pietà. Radamès viene condannato a morte per tradimento e sarà sepolto vivo. Amneris maledice i sacerdoti mentre Radamès viene portato via.
Scena II: L'interno del tempio di Vulcano e la tomba di Radamès; la scena è divisa in due piani: il piano superiore rappresenta l'interno del tempio splendente d'oro e di luce, il piano inferiore un sotterraneo.
Aida si è nascosta nella cripta per morire con Radames. I due amanti accettano il loro terribile destino, dicono addio al mondo e alle sue pene, e aspettano l'alba, mentre Amneris piange e prega sopra la loro tomba durante le cerimonie religiose e la danza di gioia delle sacerdotesse.

Organico orchestrale

La partitura di Verdi prevede l'utilizzo di:
Da suonare sul palco o internamente:
  • 2 arpe, 6 trombe egiziane, 4 trombe, 4 tromboni, grancassa, banda

Brani famosi

Atto I

  • Celeste Aida, romanza di Radamès
  • Su del Nilo al sacro Lido, il Re, Ramfis, Amneris, Radamès, Aida, Coro
  • Ritorna vincitor!, romanza di Aida
  • Nume, custode e vindice, finale concertato

Atto II

  • Danza dei piccoli schiavi mori, ballo degli schiavi di Amneris
  • Fu la sorte dell'armi, scena e duetto di Amneris e Aida
  • Gloria all'Egitto, coro, marcia trionfale e ballabile

atto III

  • Qui Radamès verrà!... O cieli azzurri, romanza di Aida
  • Rivedrai le foreste imbalsamate, duetto di Amonasro e Aida
  • Pur ti riveggo, mia dolce Aida, duetto di Radamès e Aida

Atto IV

  • L'abborrita rivale a me sfuggìa... Già i sacerdoti adunansi, scena e duetto di Amneris e Radamès
  • Ohimè, morir mi sento, scena del giudizio: Amneris, Ramfis e Sacerdoti
  • La fatal pietra sovra me si chiuse... O terra, addio, scena e duetto di Radamès e Aida

Numeri musicali

Atto I

  • 1 Preludio
  • 2 Introduzione e Scena
    • Introduzione Sì: corre voce che l'Etiope ardisca (Ramfis, Radamès) Scena I
    • Recitativo Se quel guerrier io fossi! (Radamès) Scena I
    • Romanza Celeste Aida (Radamès) Scena I
    • Duetto Quale insolita fiamma (Amneris, Radamès) Scena I
    • Terzetto Vieni, o diletta, appressati... (Amneris, Aida, Radamès) Scena I
    • Scena Alta cagion vi aduna (Re, Messaggero, Amneris, Aida, Radamès, Coro) Scena I
    • Pezzo d'assieme Su! del Nilo al sacro lido (Re, Amneris, Aida, Radamès, Ramfis, Sacerdoti, Ministri, Capitani, Coro) Scena I
  • 3 Scena di Aida
    • Scena Ritorna vincitor!... (Aida) Scena I
  • 4 Finale I
    • Scena della consacrazione Immenso Fthà, del mondo (Coro di Sacerdotesse e Sacerdoti) Scena II
    • Danza delle Sacerdotesse Scena II
    • Scena Mortal, diletto ai Numi, a te fidate (Ramfis) Scena II
    • Finale Nume, custode e vindice (Ramfis, Radamès) Scena II

Atto II

  • 5 Introduzione, Coro, Scena e Duetto di Aida e Amneris
    • Coro Chi mai fra gl'inni e i plausi (Schiave) Scena I
    • Danza di giovani schiavi mori Scena I
    • Coro Vieni: sul crin ti piovano (Schiave, Amneris) Scena I
    • Scena Silenzio! Aida verso noi s'avanza... (Amneris) Scena I
    • Scena Fu la sorte dell'armi a' tuoi funesta (Amneris, Aida) Scena I
    • Duetto Amore! amore! Gaudio... tormento... (Aida, Amneris) Scena I
  • 6 Finale II
    • Inno Gloria all'Egitto, ad Iside (Popolo, Donne, Sacerdoti) Scena II
    • Marcia trionfale Scena II
    • Ballabile Scena II
    • Coro Vieni, o guerriero vindice (Popolo) Scena II
    • Scena Salvator della patria, io ti saluto (Re, Radamès, Aida, Amneris, Amonasro, Coro) Scena II
    • Pezzo d'assieme Ma tu, Re, tu signore possente (Amonasro, Re, Radamès, Aida, Amneris, Ramfis, Prigionieri, Schiave, Sacerdoti, Popolo) Scena II
    • Stretta del Finale II Gloria all'Egitto, ad Iside (Popolo) Scena II

Atto III

  • 7 Introduzione, Preghiera, Coro e Romanza di Aida
    • Coro O tu che sei d'Osiride (Coro nel tempio) Scena unica
    • Scena Vieni d'Iside al tempio (Ramfis, Amneris) Scena unica
    • Recitativo Qui Radamès verrà... Che vorrà dirmi? (Aida) Scena unica
    • Romanza O cieli azzurri... o dolci aure native (Aida) Scena unica
  • 8 Scena e Duetto di Aida e Amonasro
    • Scena Cielo! mio padre! (Aida, Amonasro) Scena unica
    • Duetto Rivedrai le foreste imbalsamate (Amonasro, Aida) Scena unica
  • 9 Duetto di Aida e Radamès, Scena e Finale III
    • Duetto Pur ti riveggo, mia dolce Aida... (Radamès, Aida) Scena unica
    • Scena Ma, dimmi: per qual via (Aida, Radamès, Amonasro) Scena unica
    • Finale III Traditor! - La mia rival!... (Amneris, Aida, Amonasro, Radamès, Ramfis) Scena unica

Atto IV

  • 10 Scena e Duetto di Amneris e Radamès
    • Recitativo L'aborrita rivale a me sfuggia... (Amneris) Scena I
    • Scena Io l'amo... Io l'amo sempre... (Amneris) Scena I
    • Duetto Già i sacerdoti adunansi (Amneris, Radamès) Scena I
  • 11 Scena del Giudizio
    • Recitativo Ohimè!... morir mi sento... Oh! chi lo salva? (Amneris) Scena I
    • Giudizio Spirto del Nume, sovra noi discendi! (Sacerdoti, Amneris, Ramfis, Coro) Scena I
  • 12 Scena, Duetto e Finale ultimo
    • Scena La fatal pietra sovra me si chiuse... (Radamès, Aida) Scena II
    • Duetto e Finale Morir! sì pura e bella! (Radamès, Aida, Sacerdoti, Sacerdotesse) Scena II

Incisioni discografiche (selezione)

Anno Cast (Aida, Amneris, Radames, Amonasro, Ramfis) Direttore Etichetta
1946 Maria Caniglia, Ebe Stignani, Beniamino Gigli, Gino Bechi, Tancredi Pasero Tullio Serafin EMI
1952 Renata Tebaldi, Ebe Stignani, Mario del Monaco, Aldo Protti, Dario Caselli Alberto Erede Decca
1955 Maria Callas, Fedora Barbieri, Richard Tucker, Tito Gobbi, Giuseppe Modesti Tullio Serafin EMI
1956 Zinka Milanov, Fedora Barbieri, Jussi Björling, Leonard Warren, Boris Christoff Jonel Perlea RCA
1959 Renata Tebaldi, Giulietta Simionato, Carlo Bergonzi, Cornell MacNeill, Arnold van Mill Herbert von Karajan Decca
1960 Leontyne Price, Rita Gorr, Jon Vickers, Robert Merrill, Giorgio Tozzi Georg Solti Decca
1969 Birgit Nilsson, Grace Bumbry, Franco Corelli, Mario Sereni, Bonaldo Giaiotti Zubin Mehta EMI
1971 Leontyne Price, Grace Bumbry, Placido Domingo, Sherril Milnes, Ruggero Raimondi Erich Leinsdorf RCA RED SEAL
1974 Montserrat Caballé, Fiorenza Cossotto, Placido Domingo, Piero Cappuccilli, Nicolaj Ghiaurov Riccardo Muti EMI
1979 Mirella Freni, Agnes Baltsa, José Carreras, Piero Cappuccilli, Ruggero Raimondi Herbert von Karajan EMI
1983 Katia Ricciarelli, Elena Obratzsova, Placido Domingo, Leo Nucci, Nicolaj Ghiaurov Claudio Abbado Deutsche Grammophon
1989 Maria Chiara, Ghena Dimitrova, Luciano Pavarotti, Leo Nucci, Paata Burchuladze Lorin Maazel Decca

Incisioni discografiche (DVD) (selezione)

Anno Cast (Aida, Amneris, Radames, Amonasro, Ramfis) Direttore Orchestra e coro Regia Etichetta
1985 Maria Chiara, Ghena Dimitrova, Luciano Pavarotti, Nicolai Ghiaurov, Juan Pons Lorin Maazel Teatro alla Scala Luca Ronconi Digital Classics
2007 Violeta Urmana, Ildiko Komlosi, Roberto Alagna, Carlo Guelfi, Giorgio Giuseppini Riccardo Chailly Teatro alla Scala Franco Zeffirelli Decca

Cinema

Una trasposizione cinematografica che all'epoca ottenne un notevole successo fu quella firmata nel 1953 da Clemente Fracassi, con Sophia Loren nel ruolo di Aida, con la voce di Renata Tebaldi. È in lavorazione anche da parte della Disney un'altra trasportazione cinematografica musical scelta prima in animazione e successivamente in live action. Nel 2007, la Walt Disney Pictures scelse i primi attori del film: Beyonce Knowles venne scelto per il ruolo del protagonista insieme a Christina Aguilera per il ruolo di Amneris.
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Aida (film 1953).


Note

  1. ^ Aida
  2. ^ Eduardo Rescigno, Dizionario verdiano, BUR Dizionari, Rizzoli, Milano, 2001, ISBN 88-1786628-8
  3. ^ Almanacco di AmadeusOnLine

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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03/09/12

I Grandi Bronzi del Battistero di Firenze : Vincenzo Danti (scultore)







Vincenzo Danti (Perugia, 1530-1576). Il gruppo bronzeo della "Decollazione del Battista" (1570-1571), dopo il restauro. Al centro il Battista (altezza 164,2 cm), a destra il Carnefice (268 cm), a sinistra Salomè (243 cm). In mostra al Museo del Bargello





Vincenzo Danti (Perugia, 1530Perugia, 26 maggio 1576) è stato uno scultore ed ingegnere civile italiano.

Fu allievo dapprima del padre orafo e poi aiuto di Michelangelo e di Daniele da Volterra a Roma
Per Perugia scolpì la statua brozea di Papa Giulio III (1555), collocata all'esterno del Duomo.
Due anni dopo fu chiamato alla corte dei Medici, da Cosimo I dove lavorò come architetto, ingegnere e scultore. Nel 1571 si trasferì definitivamente a Firenze. Tra i lavori più famosi ci furono: il Serpente di bronzo influenzato dai manieristi fiorentini e conservato al Museo nazionale, la Decollazione del Battista sul battistero di San Giovanni, L'Onore che vince l'Inganno custodito al museo nazionale del Bargello di Firenze, la Madonna con bambino in Santa Croce e le due statue dell'Equità e del Rigore, che si trovano a coronamento del lato breve nel piazzale degli Uffizi. Nel 2008, a completamento del restauro dei bronzi del Battistero, è stata dedicata a Vincenzo Danti una mostra monografica al museo del Bargello.
Al ritorno nella sua città scolpì le statue per la cappella di San Bernardino, e pubblicò il primo libro del Trattato delle perfette proporzioni. Fu anche matematico e rimatore.
Come trattatista progettò 15 Libri sulle proporzioni dei quali solo il primo ci è pervenuto. Secondo Danti la bellezza di un'opera si ricava attraverso l'armonia delle parti, che si ottiene indagando l'ordine dell'universo.[1] Riunendo concetti aristotelici e platonici, constatando l'imperfezione della realtà a causa della materia, Danti cercò di risalire alle forme della natura perfette ed assegnò all'artista due compiti fondamentali, quello di ritrarre ed imitare. Attribuisce alla scultura, di cui predilige canoni rigorosi, il primato delle arti, in quanto in grado di esprimere il moto.

Van Gogh e il post-impressionismo




A partire dal 1880 gli impressionisti si pongono il problema di come dare consistenza alla fugacità dell'impressione: Renoir la ricerca nel disegno raffaellesco, Degas nella sintesi della memoria, Cézanne nella forza strutturale. E' nell'ambito di questa crisi dell'impressionismo che si colloca la nascita del cosiddetto "puntillismo" o "neoimpressionismo", di cui Van Gogh sarà uno dei maggiori esponenti.

Come gli impressionisti, anche i puntillisti credono che i colori non esistano da soli, ma solo se accostati ad altri; la fusione tra essi però viene fatta nell'occhio dell'osservatore. Linee e tratti vengono spesso sostituiti dal puntino, da qui il termine puntillismo. Gaugin, ma soprattutto Van Gogh sono gli artisti che meglio hanno rappresentato questa nuova corrente artistica.

Vincent Van Gogh apre un capitolo nuovo nell'arte europea dopo la crisi dell'impressionismo.




Notte stellata sul Rodano - Van Gogh (1888)



Vincent Willem Van Gogh nasce il 30 marzo 1853 a Groot Zundert ed ebbe, a causa della sua estrema sensibilità di artista, una vita molto tormentata. Figlio di un pastore protestante, mentre ancora vive a Zundert, Vincent esegue i suoi primi disegni. Inizia invece le scuole a Zevenbergen. Impara il Francese, l'Inglese, il Tedesco e per la prima volta inizia a dipingere. Terminati gli studi, va a lavorare come impiegato nella succursale della casa d'arte parigina Goupil e Cie, successivamente nelle sedi dell'Aja (dove compie frequenti visite ai musei locali), di Londra e di Parigi. 

Nel maggio del 1875 viene definitivamente trasferito a Parigi. Il trasferimento nella città francese, dove già risiede il fratello Theo, segna l'inizio del periodo appunto francese, interrotto solo da un breve viaggio ad Anversa alla fine dello stesso anno. Molto del suo tempo lo spende assieme al fratello e i due, da quel momento, iniziano una corrispondenza che durerà tutta la vita e che rappresenta ancora oggi il mezzo migliore per studiare le opinioni, i sentimenti e lo stato d'animo di Vincent. Durante il soggiorno parigino l'artista scopre la pittura impressionista e approfondisce l'interesse per l'arte e le stampe giapponesi. Conosce molti pittori tra cui Toulouse Lautrec e Paul Gauguin che apprezza particolarmente. La loro sarà una relazione assi turbolenta, con esiti anche drammatici, come testimonia il famoso episodio del taglio dell'orecchio (si suppone infatti che Vincent abbia assalito Gauguin con un rasoio. Fallito l'attacco, in preda ad una crisi di nervi, si taglia il lobo dell'orecchio sinistro). Intanto, il rendimento di Vincent alla Goupil & Cie si deteriora mentre, allo stesso tempo, la sua dedizione agli studi biblici raggiunge un livello ossessivo. 

Dopo essersi dimesso da Goupil al principio della primavera, si reca a Ramsgate, in Inghilterra, dove viene assunto in un piccolo collegio. Più avanti nel corso dell'anno Vincent assume un nuovo incarico quale insegnante e coadiutore presso il Reverendo T. Slade Jones, un pastore Metodista. Il 29 Ottobre Vincent pronuncia il suo primo sermone domenicale. Man mano che il fervore religioso di Vincent aumenta, il suo stato di salute fisico e mentale volge al peggio. Theo Van Gogh - Fratello di Vincent Il 1880 è un punto di svolta nella vita di Vincent. Abbandona i suoi propositi religiosi e si dedica esclusivamente a dipingere poveri minatori e tessitori. Theo inizia ad appoggiarlo finanziariamente, una situazione che si protrarrà fino alla fine della vita di Vincent. Più tardi nel corso dell'anno, intraprende studi formali di anatomia e prospettiva all'Accademia di Bruxelles. Incontra Clasina Maria Hoornik (detta "Sien"), una prostituta gravata fra l'altro dal mantenimento di una figlia di cinque anni ed incinta di un altro figlio. Mentre continua i suoi studi e dipinge in compagnia di alcune nuove conoscenze, il suo stato di salute va nuovamente deteriorandosi, tanto da dover essere ricoverato in ospedale per gonorrea. Una volta dimesso, inzia alcune sperimentazioni pittoriche e, dopo più di un anno trascorso insieme, pone termine alla sua relazione con Sien. 

Più tardi nel corso dell'anno, Vincent si trasferisce a Nuenen dai suoi genitori, mette in piedi un piccolo studio per lavorare e continua a fare affidamento sul sostegno di Theo. Estende i suoi esperimenti fino ad includere una maggiore varietà di colori e sviluppa un grandissimo interesse per le incisioni su legno giapponesi. Tenta di intraprendere una qualche formazione artistica alla Ecole des Beaux-Arts, ma respinge molti dei principi che gli vengono insegnati. Desiderando continuare con qualche tipo di educazione artistica formale, sottopone qualcuno dei suoi lavori all'Accademia di Anversa, dove viene posto in una classe per principianti. Come ci si aspetterebbe, Vincent non si trova a suo agio all'Accademia ed abbandona. La Casa Gialla Intanto, sopravviene il 1888, un anno fondamentale nella vita di Van Gogh. Lascia Parigi in febbraio e si trasferisce ad Arles, nel Sud. All'inizio, il cattivo tempo invernale gli impedisce di lavorare, ma una volta arrivata la primavera inizia a dipingere i paesaggi in fiore della Provenza. Si trasferisce infine nella "Casa Gialla", una dimora che ha preso in affitto dove spera di stabilire una comunità di artisti. E' il momento in cui riesce a dipingere alcune delle sue opere migliori ma anche il momento delle sue già accennate violente tensioni con Gauguin. Durante la prima parte dell'anno, lo stato di salute mentale di Vincent oscilla paurosamente. A volte è completamente calmo e lucido; altre volte, soffre di allucinazioni e fissazioni. Continua sporadicamente a lavorare nella sua "Casa Gialla", ma la frequenza crescente degli attacchi lo induce, con l'aiuto di Theo, a farsi ricoverare presso l'ospedale psichiatrico di Saint Paul-de-Mausole a Saint-Rémy-de-Provence. Per ironia della sorte, mentre lo stato mentale di salute di Vincent continua a peggiorare nel corso dell'anno, la sua opera inizia infine a ricevere riconoscimenti presso la comunità artistica. I suoi dipinti "Notte stellata sul Rodano" e "Iris" sono in mostra al Salon des Indépendants in settembre, e in novembre viene invitato ad esibire sei dei suoi lavori da Octave Maus (1856-1919), segretario del gruppo di artisti Belgi "Les XX". Dopo una serie incredibile di alti e bassi, sia fisici che emotivi e mentali, e dopo aver prodotto con incredibile energia una serie sconvolgente di capolavori, muore nelle prime ore del 29 luglio 1890, sparandosi in un campo nei pressi di Auverse. Il funerale ha luogo il giorno dopo, e la sua bara è ricoperta di dozzine di girasoli, i fiori che amava così tanto. 




Maggiori informazioni : http://www.vangoghgallery.it/index.htm