02/01/16

MIO VIDEO : La vita è bella (colonna sonora film)



 

 Colonna sonora

La colonna sonora è di Nicola Piovani, per la quale è stato insignito dell'Oscar alla migliore colonna sonora nel 1999. Il brano La vita è bella è stato successivamente ripreso (con l'aggiunta del testo) dalla cantante israeliana Noa, con il titolo di Beautiful That Way.


Coro"Città di Pistoia"
Direttore : Gianfranco Tolve

Attivo nell'Associazione Artistico-Culturale "Città di Pistoia" dall'atto della sua fondazione, nel 1981, il Coro misto è formato da circa 30 elementi. Ha un repertorio che spazia dalla musica rinascimentale a quella contemporanea (non disdegnando il repertorio tradizionale, popolare, spiritual). comprendendo brani a carattere sacro e profano, a cappella o con strumenti. In quanto espressione principale dell'Associazione "Città di Pistoia" ha collaborato all'organizzazione della Rassegna Corale Internazionale "Città di Quarrata", alla quale negli anni hanno partecipato interessanti compiessi corali provenienti da tutta Italia e da varie nazioni straniere. con repertori assai variegati. Negli ultimi anni, questa attività 51 è trasferita nell'organizzazione della rassegna internazionale "Don Batignani" (In onore del compianto parroco della Chiesa della Madonna dell'Umiltà), che ospita, ogni anno, in varie chiese di Pistoia, concerti di gruppi corali e orchestrali provenienti da tutta Europa. Il Coro ha partecipato a importanti iniziative in collaborazione con enti e associazioni musicali quali, fra le altre, il Coro Regionale Toscano, la Fondazione "Guido d'Arezzo", l'Accademia Musicale "Chigiana" e, negli ultimi anni, l'Orchestra Promuslca. Sin dagli inizi, il Coro "Città di Pistoia" ha avuto un'attività concertistica varia e intensa, anche ai di fuori del territorio pistoiese, con frequenti tournées e concerti in molte regioni italiane e all'estero (Francia, Inghilterra, Germania, Rep. Ceca, Polonia, Spagna, Stati Uniti), grazie ai numerosissimi scambi con associazioni corali o in rappresentanza del Comune di Pistola. Forte è l'impegno per la valorizzazione degli autori pistoiesi del passato (Vincenzo Manfredini e Giovanni Pacini) o contemporanei (Dino Menichetti, noto compositore pontificio), anche con varie prime assolute. Da vari anni, la sua attività si è aperta anche all'opera lirica, prendendo parte a realizzazioni di opere di Pucclni, Rossini, Donizetti e Verdi. La partecipazione a manifestazioni teatrali e sceniche non si esaurisce con l'opera lirica: Il Coro è stato scelto come "cornice sonora" della sfilata di bambole di seta dello stilista Maurizio Galante, prima all'inaugurazione di Pitti Uomo, poi a Parigi nell'ambito delle Soirées Nomades presso la Fondazione Cartier e, infine, in Lussemburgo. Il Coro "Città di Pistoia" si è anche esibito come supporter musicale in varie messinscene di gruppi teatrali cittadini e ha avuto l'onore di essere scelto per la partecipazione alla fabula in musica” La variante di Luneburg”, magistralmente interpretata da Milva al Teatro Manzonl di Pistoia. intensa è sempre stata anche la collaborazione con enti e associazioni locali: il coro, infatti, ha partecipato alle iniziative che fanno parte del progetto comunale "Studiare a Pistoia", supportando il Comune nell'organizzazione di concerti per gruppi corali e orchestrali studenteschi stranieri. Ha al suo attivo numerosissime  partecipazioni a eventi organizzati dal Comune di Pistoia e da vari Enti e Associazioni (Caript, Fondazione Banche di Pistoia e Vignole, Conad, CNA, Amici dell'Opera, Centro Donati e Associazione Stammittschl, In occasione di ricorrenze civili e religiose o di manifestazioni culturali e di beneficenza. Per questo suo impegno culturale In Italia e all'estero, è stato insignito nel 2009 del Premio "la Pira" alla Cultura. Dedicatosi al settore della competizione corale, Il Coro "Città di Pistola" ha vinto negli anni diversi premi in Concorsi nazionali e internazionali.


Smile, without a reason why
Love, as if you were a child
Smile, no matter what they tell you
Don't listen to a word they say
'Cause life is beautiful that way

Tears, a tidal-wave of tears
Light that slowly disappears
Wait, before you close the curtain
There's still another game to play
And life is beautiful that way

Here, in his eyes forever more
I will always be as close
as you remember from before.

Now, that you're out there on your own
Remember, what is real and
what we dream is love alone.

Keep the laughter in your eyes
Soon, your long awaited prize
We'll forget about our sorrow
And think about a brighter day
'Cause life is beautiful that way

We'll forget about our sorrow
And think about a brighter day
'Cause life is beautiful that way

There's still another game to play
And life is beautiful that way 


TRADUZIONE :

Sorridi,senza una ragione
Ama,come se fossi un bambino
Sorridi,non importa cosa dicono
Non ascoltare una parola di quello che dicono
perchè la vita è bella così.

Lacrime,un'ondata di lacrime
Luce,che lentamente scompare
Aspetta,prima di chiudere le tende
C'è ancora un altro gioco da giocare
e la vita è bella così.

Qui con i suoi occhi eterni
sarò sempre vicina quanto te
ricorda da prima
ora che sei là fuori con te stesso
ricorda cos'è vero
e quel che sognamo è solo amore.

Conserva la risata nei tuoi occhi
presto verrà premiato il tuo aspettare
non dimenticheremo i nostri dolori
e penseremo ad un giorno più allegro
perchè la vita è bella così.

Non dimenticheremo i nostri dolori
e penseremo ad un giorno più allegro
perchè la vita è bella così.
C'è ancora un altro gioco da giocare
e la vita è bella così.





La vita è bella (film 1997)


« Questa è una storia semplice eppure non è facile raccontarla, come in una favola c'è dolore, e come in una favola è piena di meraviglia e di felicità »
(La voce di Giosuè adulto, interpretata da Omero Antonutti, all'inizio del film)

La vita è bella è un film del 1997 diretto e interpretato da Roberto Benigni, interamente dedicato allo scottante tema dell'Olocausto.
Vincitore di tre premi Oscar, miglior film straniero, miglior attore protagonista (Roberto Benigni) e migliore colonna sonora (Nicola Piovani), su sette nomination totali, la pellicola vede protagonista Guido Orefice, uomo ebreo ilare e giocoso, che deportato insieme alla sua famiglia in un lager nazista, dovrà proteggere il figlio dagli orrori dell'olocausto.
È il film che ha consacrato Roberto Benigni a livello internazionale, e uno dei più grandi successi del cinema italiano della storia. Inoltre vanta numerosi primati: è il film italiano che ha incassato di più al mondo (220 milioni di dollari),[1] il più premiato agli Oscar,[2] il più visto al suo primo passaggio TV (oltre 16 milioni di spettatori)[3] e, fino al 2011, il film italiano di maggior incasso in Italia[4].

Trama


Italia, 1939. Guido Orefice è un uomo ebreo che, trasferitosi dalla campagna toscana, si reca dallo zio ad Arezzo con l'amico Ferruccio che durante il tragitto, dove viene scambiato per il re Vittorio Emanuele III, incontra una giovane maestra elementare di nome Dora, a cui subito dà il soprannome di principessa, innamorandosene. Arrivato in città, viene ospitato da suo zio Eliseo, maître del Grand Hotel, dove Guido si mette a lavorare come cameriere. Quello stesso giorno, in municipio, avviene un litigio con Rodolfo, arrogante burocrate fascista, in seguito al quale entrambi si danno il nome di "scemo delle uova", perché Guido appoggia alcune uova nel cappello di Rodolfo che, quando lo indossa, gli si rompono sulla testa.
Un giorno Guido, incontrando nuovamente Dora, scopre che è fidanzata con Rodolfo. Intanto, all'hotel, il cameriere fa anche amicizia con il dottor Lessing, un medico tedesco appassionato, come lui, di indovinelli. Saputo che un ispettore scolastico ospite dell'hotel è convocato il giorno dopo in una scuola elementare per una lezione antropologica a favore della razza ariana, trova uno stratagemma per sostituirsi a costui, pur di incontrare Dora che insegna nella stessa scuola.
Il vero ispettore arriva quando la lezione ha già ormai ridicolizzato l'obiettivo iniziale e Guido, fuggito poi da una finestra, ha raggiunto il suo scopo. Una sera Dora, con i suoi amici, va a teatro, Guido la segue e, con un altro stratagemma, la porta via a Rodolfo. I due quella sera parlano a lungo e Guido le confessa infine il proprio amore per lei. Qualche sera dopo, proprio al Grand Hotel, Rodolfo è in procinto di festeggiare il fidanzamento ufficiale con Dora, la quale non è mai stata veramente innamorata di lui, ma costretta al connubio dalla madre: la donna quindi decide di contraccambiare i sentimenti di Guido e, al termine della serata, va via con lui, che entra nel ristorante sul cavallo bianco dello zio Eliseo, incurante che sul dorso dell'animale ignoti avessero scritto "cavallo ebreo" (è già iniziata infatti la discriminazione razziale). A Rodolfo non rimane che incappare nell'ennesimo uovo, stavolta un grande uovo di struzzo etiope coloniale che rovina sulla sua testa.
 
Guido e Dora si sposano e dal loro amore nasce Giosuè. Sei anni dopo, nonostante l'invasione nazista, la famiglia è ancora felice: Guido ha finalmente aperto una libreria ma, proprio il giorno del compleanno di suo figlio, i due, insieme allo zio Eliseo, vengono catturati dai nazisti e caricati su un treno insieme ad altri ebrei per la deportazione in un lager. Dora, giunta a casa con la madre (che non aveva mai conosciuto Giosuè) e trovati i segni della colluttazione, arriva in tempo alla stazione per chiedere ai soldati di guardia di salire anche lei sul treno, pur non essendo ebrea, per seguire il marito ed il figlio: rivedrà di sfuggita suo marito soltanto in una occasione, all'arrivo al lager. 

Lo zio Eliseo, in quanto troppo anziano per lavorare, viene destinato subito alla camera a gas. Negli spogliatoi mostra un'ultima volta il suo contegno signorile, aiutando una donna delle SS a rialzarsi dopo che questa è scivolata, ricevendo in cambio un'occhiata di odio e rimprovero.
Pur di proteggere Giosuè dagli orrori della realtà, Guido sin dall'inizio del tragico viaggio in treno, racconta a Giosuè che stanno partecipando a un gioco a premi, in cui si dovranno affrontare numerose prove per vincere un carro armato vero. Si spaccia anche come interprete del comandante tedesco, per "tradurre" le regole del lager, imposte ai prigionieri, in un emozionante gioco. Col passare dei giorni Giosuè entra attivamente nel vivo del "gioco", tra le cui "regole" c'era quella di rimanere nascosti nella camera riservata a suo padre e ad altri prigionieri, in realtà per evitare che, una volta trovato, fosse destinato alla camera a gas.
 
Durante una visita medica prima della camera a gas, Guido incontra nuovamente Lessing, il medico tedesco del Grand Hotel, che sei anni prima era rientrato a Berlino proprio per prendere parte alla soluzione finale nei confronti degli ebrei. Lessing, ora membro del Partito Nazista, lo stesso lo risparmia dalla camera a gas, e gli offre il lavoro di cameriere ai tavoli di una cena degli ufficiali tedeschi. Guido si illude che il medico voglia mettere una buona parola per lui e per sua moglie, e riesce anche a far partecipare suo figlio, per sfamarlo dignitosamente, confuso tra gli altri figli di ufficiali nel tavolo a loro riservato. Grande sarà la sua delusione quando, quella stessa sera, il dottore lo chiamerà a sé soltanto per sottoporgli un assurdo indovinello a cui non trovava soluzione e per il quale era disperatissimo, facendo soltanto scoprire che era diventato pazzo per gli indovinelli. Padre e figlio, passando per il fumo del forno crematorio per non farsi scorgere, tornano al campo, dopo aver visto (solo Guido) una montagna di cadaveri ebrei scheletriti.
 
Una notte, all'improvviso, con la fine della guerra e dell'occupazione nazista, i soldati tedeschi iniziano freneticamente ad abbandonare il campo dopo aver fatto strage dei deportati rimasti. Guido riesce a nascondere Giosuè in una cabina dicendogli di giocare a nascondino e promettendogli di ritornare; mentre è alla ricerca della moglie si maschera da donna, e successivamente cerca di raggiungere il camion dove la tenevano prigioniera insieme ad altre donne, dicendole di saltare dal camion ma fallisce e viene scoperto; viene portato dietro ad un vicolo e, dopo aver fatto l'occhiolino a Giosuè (come segno di addio) viene fucilato da un soldato tedesco. Le scene finali del film mostrano come al mattino seguente il lager venga liberato dagli americani, mentre, presumibilmente, i soldati tedeschi rimasti vengono catturati.
 
Giosuè esce dalla cabina in cui era stato tutta la notte nascosto in silenzio ed è infine salvato da un soldato americano, che lo fa salire sul suo carro armato. Il bambino, convinto di aver vinto il premio finale, grida: "È vero!", mentre guarda il carro armato. Il film si conclude quando Giosuè, accompagnato in spalla dal soldato che lo ha trovato, riconosce sua madre, che cammina nel gruppo di prigioniere liberate e finalmente la riabbraccia, gridando felice: "Abbiamo vinto!".

Produzione


Inizialmente l'idea era quella di un film comico, dopo i successi di Jonnhy Stecchino e Il mostro, ma in seguito fu modificato il soggetto. Il film fu girato tra il novembre 1996 e l'aprile 1997, tra Arezzo, Montevarchi, Castiglion Fiorentino, Cortona, Ronciglione, Roma e Papigno (Terni) con il titolo Buongiorno Principessa ma successivamente cambiato. Benigni dichiarò: «Questo film, che si chiama La vita è bella, mi è venuto fuori, ma con emozione, tanto che mi ha fatto tremare tutte le costole del costato, ma anche a girarlo, ma bello, bello, è un film che non fa dormire la notte»[5]. Uno spunto alla scrittura del film gli è venuto dalla vicenda di Rubino Salmonì[6][7], che gli raccontò la sua storia di deportato e di sopravvissuto narrata in seguito nel libro Ho sconfitto Hitler[8][9].
 
Durante le riprese, Benigni ebbe comunque qualche esitazione: «La gente mi diceva di fare attenzione perché era una idea molto estrema, temevo di offendere la sensibilità dei sopravvissuti. Lo so che tragedia sia stata, e sono orgoglioso di aver dato il mio contributo sull'Olocausto e sulla memoria di questo terrificante periodo della nostra storia. Io non sono ebreo, ma la storia appartiene a tutti».
Il campo di concentramento nel film è in realtà una vecchia fabbrica dismessa nei pressi di Papigno (Terni) che fu riadattata come lager per le riprese. Secondo la sceneggiatura Guido fu portato al lager di Gries - Zona Industriale di Bolzano (è ben visibile il punto dove strada, fiume Isarco e ferrovia corrono attaccati prima di entrare nella piana di Bolzano). Il carro armato "premio", un M4 Sherman americano, è stato concesso per le riprese dal museo "Piana delle Orme" di Latina.
 
Da ricordare che questo fu l'ultimo dei 135 film di cui Tonino Delli Colli fu direttore della fotografia; e in un'intervista, alla domanda su cosa volesse dire lavorare con Benigni, rispose: «È proprio una bellezza». Benigni si avvalse della consulenza dello storico Marcello Pezzetti e di Shlomo Venezia, sopravvissuto di Auschwitz, che a quei tempi era uno dei Sonderkommando, cioè quelle unità speciali che avevano il compito di estrarre i corpi dalle camere a gas e cremarli. In seguito quasi tutti i Sonderkommando vennero uccisi, per tentare di mantenere il segreto sull'Olocausto: Venezia fu uno dei pochissimi sopravvissuti.
Il film fu distribuito nella sale italiane nel dicembre 1997 in un'edizione di 122 minuti. In seguito Benigni modificò il montaggio riducendo la durata a 116 minuti e aggiungendo nel finale la voce narrante di Giosuè adulto (interpretato da Omero Antonutti). Questa versione fu poi presentata al festival di Cannes 1998 e distribuita all'estero, ed è l'unica disponibile in home video.




Distribuzione


Distribuzione cinematografica


Uscì nelle sale cinematografiche italiane il 18 dicembre 1997 e fu un grande successo di critica e di pubblico. Arrivò negli USA nel settembre 1998, in un'edizione mutilata di 9 minuti, con alcuni tagli e l'eliminazione del personaggio di Lydia Alfonsi: incassò 57 milioni di dollari e fu accolto entusiasticamente da numerosi critici americani[10].
Il 23 agosto 1999 uscì sempre in America un'edizione doppiata in inglese, ma questa versione si rivelò un fallimento: in essa Benigni è doppiato dall'attore americano Jonathan Nichols mentre la napoletana Ilaria Borrelli e l'italo - americano James Falzone prestano la loro voce per i personaggi di Dora e del piccolo Giosuè. Il 10 gennaio 1999 papa Giovanni Paolo II ha visionato il film in una proiezione privata assieme a Roberto Benigni [11]: il comico toscano ha più volte dichiarato come, raccontando alla madre l'avvenimento, lei non gli abbia mai creduto.

Distribuzione televisiva

Quando il film fu trasmesso in TV per la prima volta da Rai 1 il 22 ottobre 2001, fu visto da 16.080.000 telespettatori, share del 53,67%, in assoluto il dato d'ascolto più alto per un film nella televisione italiana, battendo il precedente record d'ascolto di 14.672.000 telespettatori del film Il nome della rosa, che resisteva dal 1988[12].

Accoglienza


Critica


Al contrario dei precedenti film di Benigni, che sono stati sempre trattati in maniera controversa, questo fu un successo di critica: "È il sesto film di Benigni come regista, sicuramente il più difficile, rischioso e migliore; analizzando la pellicola si possono quasi vedere due film in uno, oppure un film in due parti, nettamente separate per ambientazione, tono, luce e colori. La prima spiega e giustifica la seconda, una bella storia d'amore, prima tra un uomo e una donna, poi per un figlio, ma allo stesso tempo l'una è la continuazione dell'altra."[13]. La pellicola riceve votazioni molto alte su vari siti che si occupano di recensire film: sul sito Rotten Tomatoes riceve l'approvazione da parte dell'80% dei critici e del 96% del pubblico, sul sito Internet Movie Database riceve un voto di 8,6/10, sul sito MYmovies una valutazione media di 4,35/5.[14][15][16]

Incassi

Il film è il quinto maggiore incasso di sempre tra i film visti in Italia con circa 31 milioni di euro, e la pellicola italiana con il maggior incasso della storia avendo incassato 228.900.000 dollari in tutto il mondo[17], a fronte di un costo di 15 miliardi di lire[18] Inoltre è il secondo in graduatoria fra i film non di lingua inglese più visti negli USA dopo la pellicola taiwanese La tigre e il dragone. Il film, nel 1997 fu, fino al 2001, il più grande incasso di sempre per un film non prodotto in America. [19]




Riconoscimenti


Durante la cerimonia degli Oscar del 21 marzo 1999 ha ricevuto ben 3 statuette su 7 nomination, per il migliore attore protagonista (Roberto Benigni), la migliore colonna sonora e il miglior film straniero.
L'attrice Sophia Loren consegnò a Benigni la statuetta per il miglior film straniero ed egli, dalla felicità, balzò sulle poltrone degli spettatori e in uno stentato inglese divertì il pubblico americano. Poi furono premiati Nicola Piovani per le musiche e lo stesso Benigni come miglior attore, dalle mani dell'attrice Helen Hunt, diventando il primo interprete italiano (e il primo attore non-anglofono in assoluto) a ricevere l'Oscar al miglior attore recitando in un film in lingua straniera. Inoltre Giorgio Cantarini, interprete di Giosuè, vinse lo Young Artist Awards, ovvero il premio dato ai giovani attori, diventando non solo il più giovane a vincerlo, 6 anni, ma anche l'unico di nazionalità italiana, considerandolo come un vero e proprio record, essendo solo gli attori bambini statunitensi a riceverlo.
A Roma salutò l'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro stringendogli la mano ed esclamando: "Ho l'Oscar nelle mie mani!". Ricevette comunque oltre 40 premi internazionali, tra cui 5 Nastri d'argento, 9 David di Donatello, il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes - dove Benigni s'inginocchiò davanti a Martin Scorsese - e un premio medaglia a Gerusalemme.

Edizioni home video

Nel 2002 è uscita in Italia un'autorevole edizione in DVD, con un'intervista, il making of in inglese con sottotitoli, il dietro le quinte (con scene di prova inedite), la cerimonia degli Oscar, il ricevimento di altri vari premi (Palma della critica a Cannes, Cesar, David di Donatello, BAFTA), il trailer originale statunitense, una galleria fotografica, il cast completo con biografia e filmografia dettagliata. Nel 2005 è uscito il DVD negli Stati Uniti d'America, nella versione sottotitolata. Nel 2010 è uscita la versione Blu-ray con diversi contenuti extra.

Ascolti TV

Di seguito sono indicati i vari passaggi televisivi de La vita è bella.

Passaggio TV Rete Data Telespettatori Share
1 - Prima Visione Italia Rai 1 22 ottobre 2001 16.080.000 53,67 %
2 Rai 1 2 dicembre 2002 9.918.000[20] 33,78 %
3 Rai 1 30 settembre 2004 6.447.000[21] 25,8 %
4 Rai 1 1° novembre 2005 5.564.000[22] 21,77%
5 Canale 5 17 novembre 2010 6.014.000[23] 24,10%
6 Rai 1 27 gennaio 2013 7.293.000[24] 27,22 %
7 Rai 1 17 luglio 2013 3.249.000[25] 16,39 %

Citazioni e riferimenti


  • Il titolo del film è tratto da una frase del testamento di Lev Trotsky[26]. La frase intera è:

« La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore. »

  • Il numero della divisa indossata da Guido nel campo di lavoro è lo stesso indossato da Charlie Chaplin ne Il grande dittatore.
  • Sono presenti almeno due tributi a Massimo Troisi, grande amico di Benigni: uno è quello della scena del teatro dove il protagonista cerca di far girare la maestra con la "telepatia" dicendo "Voltati, voltati...", scena ripresa da Ricomincio da tre, film in cui Troisi in una delle scene iniziali, cerca di far avvicinare un vaso utilizzando la stessa tecnica; il secondo tributo è la scena in cui Benigni per incontrare la maestra percorre tutto il quartiere in corsa sfinendosi.