23/05/21

Callas "la divina" : CASTA DIVA dall'opera NORMA (Vincenzo Bellini)

Casta Diva è il cantabile della cavatina della protagonista nella Norma di Vincenzo Bellini. È la pagina più celebre composta da Bellini. Il compositore francese Fromental Halévy dichiarò che avrebbe barattato tutta la sua musica per quest'aria.

Si colloca nel numero 4 dello spartito, la "scena e cavatina" di Norma, dove costituisce la sezione cantabile, dopo il recitativo "Sediziose voci" e prima del tempo di mezzo "Fine al rito; e il sacro bosco" e della cabaletta "Ah! bello a me ritorna". Costituisce una preghiera che la sacerdotessa gallica eleva alla luna. Davanti al desiderio dei Galli di ribellarsi al giogo romano, la sacerdotessa e veggente Norma cerca di placare gli animi dato che è scritto nel cielo che Roma dovrà cadere (vedere link), ma non al momento e né per mano dei Galli. È preceduta dalla didascalia:

«[Norma] Falcia il vischio: le Sacerdotesse lo raccolgono in canestri di vimini. Norma si avanza, e stende le braccia al cielo. La luna splende in tutta la sua luce. Tutti si prostrano.»

Prima composta in Sol maggiore, l'aria fu abbassata di un tono, a Fa maggiore, perché giudicata troppo acuta da Giuditta Pasta, prima interprete dell'opera. A questa modifica dobbiamo non solo lo scarto armonico tra l'accordo di La bemolle maggiore che conclude il precedente recitativo e l'accordo di sesta napoletana (sol bemolle maggiore) che consente di modulare alla tonalità di Fa, ma anche l'anticipazione degli arpeggi dei violini dalla terza alla prima battuta dell'introduzione strumentale, che Bellini sostituì ai tre accordi isolati, a crome e in pizzicato, della versione in Sol, collocati rispettivamente nel quarto ottavo della prima battuta e sul primo e quarto ottavo della seconda battuta. In tal modo il passaggio modulante, che in origine fungeva da raccordo tra il recitativo e l'aria, venne incorporato in quest'ultima.

La struttura in due strofe ("Casta Diva", "Tempra, o Diva"), ciascuna delle quali corrisponde ad una quartina di versi ottonari, ricalca quella di una romanza. Le prime 10 battute della melodia sono anticipate dalla voce del primo flauto, raddoppiato nelle battute finali dal primo oboe.

Tra le due strofe si colloca una sezione intermedia, in cui il coro ripete sotto voce i versi di Norma su una melodia sillabica che fa da sfondo ai vocalizzi del soprano.

La seconda strofa, identica alla prima tranne che nei versi e nell'aggiunta degli accordi staccati del Coro e di Oroveso, è chiusa da una cadenza vocale cromatica che porta la voce del soprano al La centrale, che nelle odierne esecuzioni è spesso sostituita da cadenze standardizzate e pressoché sempre conclusa sul Fa acuto.

La melodia principale è un tipico esempio di stile melismatico belliniano, in cui le fioriture presentano carattere di arabesco anziché di passaggio di agilità. Altrettanto tipico è l'attacco sulla terza dell'accordo, lo stesso La che nello spartito belliniano (non nella tradizione esecutiva) sigilla il brano come a chiuderne il cerchio.

Sulle sestine dei violini il periodo melodico si distende asimmetricamente. Solo i primi due versi presentano infatti ciascuno la canonica misura di 4 battute, mentre gli ultimi due si fondono in un'unica frase di 7 battute, che culmina nel Si bemolle acuto, dopo un lungo sincopato sulla nota La, di difficile esecuzione.

Altri grandi soprani a cantarla sono stati Giuseppina Ronzi de Begnis, Giuditta Grisi, Lilli Lehmann, Rosa Ponselle, Gina Cigna, Zinka Milanov, Maria Callas, Anita Cerquetti, Joan Sutherland, Montserrat Caballé, Renata Scotto, Jane Eaglen e Toti Dal Monte.

I versi

Casta Diva che inargenti

Queste sacre antiche piante,

A noi volgi il bel sembiante

Senza nube e senza vel.


Tempra o Diva,

Tempra tu de' cori ardenti,

Tempra ancor lo zelo audace,

Spargi in terra quella pace

Che regnar tu fai nel ciel.


MARIA CALLAS : LA DIVINA




Maria Callas non a caso fu soprannominata "la divina".

Biografia • La Divina

Maria Callas (nata Maria Anna Cecilia Sofia Kalogeropoulos), regina indiscussa della lirica appellata di volta in volta come Diva, Divina, Dea e consimili, è nata con tutta probabilità il 2 dicembre dell'anno 1923, sebbene la sua nascita sia circondata da un sostanziale mistero (c'è chi sostiene essere il 3 o il 4 di dicembre). Unica certezza la città, New York, Fifth Avenue, dove abitavano i genitori - Georges Kalogheropoulos e Evangelia Dimitriadis - di origine greca.


L'origine di questa confusione circa le date è da ricercarsi nel fatto che a quanto pare i genitori, per rimediare la perdita del figlio Vasily, morto durante un'epidemia di tifo a soli tre anni, avrebbero voluto un maschio, tant'è che quando la madre apprese di aver dato alla luce una bambina, per i primi giorni non volle nemmeno vederla, mentre il padre non si curò nemmeno di registrarla all'anagrafe.


La sua infanzia fu ad ogni modo tranquilla, come quella di molte bambine della sua età, anche se in precedenza, a soli cinque anni, un fatto tragico rischiò di spezzarle la vita: investita da un'auto nella 192ma strada di Manhattan, rimase in coma per ventidue giorni prima di riprendersi.


Maria aveva una sorella maggiore di sei anni, Jakinthy detta Jackie, la prediletta in famiglia (singolare destino... Jackie sarà il soprannome di Jacqueline Kennedy, la donna che le porterà via il compagno). Jackie godeva di ogni privilegio, come quello di prendere lezioni di canto e pianoforte, lezioni che Maria era costretta solo ad ascoltare da dietro la porta. Con la differenza che lei riusciva ad imparare subito quello che la sorella apprendeva con tanta difficoltà. Non a caso, a soli undici anni partecipò alla trasmissione radiofonica "L'ora del dilettante", cantando "La Paloma" e vincendo il secondo premio.


Maria coltiva la passione per il bel canto anche quando la madre, dopo il divorzio, decide di ritornare in Grecia, portando la ragazza con sé.


Nel 1937 entra al Conservatorio di Atene e, contemporaneamente, si perfeziona nel greco e nel francese. Saranno anni non facili per la giovanissima Callas: le miserie dell'occupazione e della fame, e successivamente la conquista, dopo la guerra, della libertà, di una esistenza finalmente tranquilla e agiata. I primi successi sono proprio in Grecia: "Cavalleria Rusticana" nel ruolo di Santuzza e poi "Tosca", suo futuro cavallo di battaglia.


La Callas ha comunque nel cuore New York e, soprattutto, suo padre: tornare negli Stati Uniti per abbracciarlo e soprattutto per il timore che le venga sottratta la cittadinanza americana è il suo scopo primario. Raggiunge così il padre: saranno due anni non particolarmente felici (di glorie artistiche) che spingeranno Maria Callas, ancora una volta, alla "fuga". E' il 27 giugno 1947, e la meta è l'Italia.


La Callas lascia gli Stati Uniti "ancora povera in canna", come lei stessa disse, con 50 dollari in tasca e pochi vestiti. Con lei ci sono Luisa Bagarotzy, moglie di un impresario americano, e il cantante Nicola Rossi-Lemeni. La meta è Verona dove Maria Callas avrebbe conosciuto il suo futuro marito, Giovanni Battista Meneghini, amante delle opere d'arte e della buona tavola. Li dividevano 37 anni di differenza e la Callas, forse, non amò mai l'uomo che sposerà il 21 aprile 1949.


L'Italia porta fortuna allo scalpitante soprano. Verona, Milano, Venezia hanno il privilegio di sentire le sue "Gioconda", "Tristano e Isotta", "Norma", "I Puritani", "Aida", "I Vespri siciliani", "Il Trovatore" e così via. Nascono amicizie importanti, fondamentali per la sua carriera e la sua vita. Antonio Ghiringhelli, sovrintendente della Scala, Wally e Arturo Toscanini. Il celebre maestro d'orchestra rimane stupito e meravigliato dalla voce del grande soprano tanto che avrebbe voluto dirigerla nel "Macbeth", ma il capolavoro verdiano, purtroppo, non venne allestito alla Scala.


La Callas parlando di Renata Tebaldi dichiarerà: "Quando potremo cantare la Valchiria e i Puritani fianco a fianco, allora si potrà fare un paragone. Fino ad allora sarebbe come paragonare la Coca Cola allo champagne".


Nuovi amori, nuove passioni entrano nella vita (non solo artistica) della Callas. Luchino Visconti che la dirige a Milano, nel 1954, nella "Vestale" di Spontini, Pasolini (al quale la Callas scrisse numerosissime lettere per consolarlo della fuga di Ninetto Davoli), Zeffirelli, Giuseppe di Stefano.


L'italia non è l'unica patria d'elezione del celebre soprano. Trionfi e consensi entusiasti si susseguono in tutto il mondo. Londra, Vienna, Berlino, Amburgo, Stoccarda, Parigi, New York (Metropolitan), Chicago, Philadelphia, Dallas, Kansas City. La sua voce incanta, commuove, stupisce. Arte, gossip e mondanità si intrecciano nella vita di Maria Callas.


Il 1959 è l'anno della rottura con il marito. Grazie all'amica Elsa Maxwell, miliardaria americana, conosce l'armatore greco Aristotele Onassis. Il loro sarà un amore distruttivo "brutto e violento" come lei stesso lo definì. Anni di passione, di amori sfrenati, di lusso e sgretolatezza. Un uomo che farà soffrire moltissimo la Callas.


Dalla loro unione nasce un bambino, Omero, vissuto pochissime ore, che forse avrebbe cambiato il corso della loro storia d'amore.


Dopo il 1964 inizia il declino della cantante, anche se forse più in senso psicologico che artistico. Aristotele Onassis l'abbandona per Jacqueline Kennedy. La notizia la raggiunge attraverso i quotidiani come una mazzata terribile e da quel momento sarà una continua discesa verso l'oblio. La sua voce comincia a perdere smalto e intensità, così "la divina" si ritira dal mondo e si rifugia a Parigi.


Muore il 16 settembre 1977 a soli 53 anni. Accanto a lei un maggiordomo e Maria, la fedele governante.


Dopo la morte, i vestiti di Maria Callas, come quelli di Margherita Gautier, sono andati all'asta a Parigi. Di lei non rimane nulla: anche le ceneri sono state disperse nell'Egeo. Tuttavia esiste una lapide in suo ricordo presso il cimitero parigino di Pere Lachaise (dove sono sepolti molti altri importanti nomi della politica, della scienza, dello spettacolo, del cinema e della musica).


Resta nelle incisioni la sua voce, che ha dato vita in modo unico a tanti personaggi tragici e infelici.