Il Canto 28 dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri è ambientato nella nona bolgia del nono cerchio dell’Inferno, dove sono puniti i seminatori di discordie.
Questi sono coloro che in vita hanno seminato scandalo e scisma.
In questo canto, Dante incontra Maometto, che è squarciato dal mento alle natiche. Questa punizione riflette la sua colpa di aver provocato una profonda frattura nella società del suo tempo. La crudezza della rappresentazione, con immagini raccapriccianti di mutilati, dai nasi mozzati ai ventri sbudellati, al busto tronco che tiene il capo per le chiome, è lo specchio di un’angoscia profonda per i violenti costumi contemporanei.
Il canto è caratterizzato da riferimenti a fatti di cronaca, tra cui la profezia di Maometto nei confronti di Fra’ Dolcino.
L’analisi del canto evidenzia l’applicazione esemplare del contrappasso, un principio fondamentale della giustizia divina secondo cui la punizione deve essere proporzionata alla colpa.
