È il giorno di Pasqua in un piccolo paese della Sicilia; Turiddu è innamorato della bella Lola, ma dopo che è dovuto partire per fare il militare, lei si è sposata con Alfio, il carrettiere. Turiddu ora è tornato in paese e ha saputo la notizia; per scacciare l’amore per Lola, fa la corte a Santuzza e la seduce. Ma la passione per Lola non muore, anzi, riprende più forte di prima e i due si incontrano di notte, di nascosto, quando Alfio è in viaggio. Santuzza scopre la tresca e, rosa dalla gelosia, cerca di parlare con Turiddu, ma lui nega tutto e alla fine, stanco delle sue insistenze, la getta a terra e se ne va. Santuzza, sentendosi profondamente umiliata, si vendica dicendo a compare Alfio che sua moglie Lola si incontra con Turiddu quando lui non c’è. Alfio, deciso a difendere il suo onore, dopo la messa pasquale va in cerca di Turiddu, che sta festeggiando con Lola e gli altri paesani; Turiddu gli offre del vino, ma Alfio rifiuta; Turiddu capisce la situazione e, anche se in coscienza sa di aver torto, gli morde l’orecchio per sfidarlo a duello: vuole giocarsi una possibilità per non lasciar sola Santuzza. Prima di andare all’incontro, si fa benedire dalla madre, Lucia, e le affida Santuzza, chiedendole di accoglierla come una figlia. Lucia e Santuzza poco dopo sentono i paesani che urlano: Turiddu è stato ucciso.
[Atto I, scena XI]
Turiddu sa che questi potrebbero essere i suoi ultimi istanti di vita. Prima con spavalderia aveva sfidato Alfio, ma ora lo vediamo umanamente spaventato all’idea di poter morire. Rimasto solo, chiama la sua mamma, ma non vuole che lei capisca quello che sta succedendo; il suo sconvolgimento non passa certo inosservato a Lucia, ma lui tenta di camuffarlo imputandolo al vino. Turiddu si fa benedire, e chiede alla mamma di pregare per lui; e infine le chiede di fare da madre a Santa, se per caso lui non dovesse tornare. L’addio alla madre avviene così, tra voce rotta dall’angoscia e commoventi baci.