Cavalleria rusticana (opera)
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Cavalleria rusticana | |
Una locandina di "Cavalleria rusticana" e "Zanetto" |
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Genere: | opera lirica |
Musica: | Pietro Mascagni |
Libretto: | Giovanni Targioni-Tozzetti Guido Menasci (Libretto online) |
Fonti letterarie: | dal dramma omonimo di Giovanni Verga |
Atti: | uno |
Prima rappresentazione: | 17 maggio 1890 |
Teatro: | Teatro Costanzi, Roma |
Personaggi:
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Cavalleria rusticana è un'opera in un unico atto di Pietro Mascagni, andata in scena per la prima volta il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga.
Viene spesso rappresentata a teatro, o incisa su disco, insieme a un'altra opera breve, Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Iniziatore di questo singolare abbinamento fu lo stesso Pietro Mascagni, che nel 1926, al Teatro alla Scala di Milano, diresse, nella stessa soirée, entrambe le opere. In passato la Cavalleria rusticana veniva talvolta eseguita insieme a Zanetto, opera dello stesso compositore.
Breve storia della Cavalleria rusticana
Cavalleria rusticana fu la prima opera composta da Mascagni (anche se Pinotta, rappresentata per la prima volta solo nel 1932, fu scritta antecedentemente, così come parte di Guglielmo Ratcliff, dato nel 1895) ed e certamente la più nota fra le sedici composte dal compositore livornese (oltre a Cavalleria rusticana, solo Iris e L'amico Fritz
sono rimaste nel repertorio stabile dei principali enti lirici). Il suo
successo fu enorme già dalla prima volta in cui venne rappresentata al
Teatro Costanzi di Roma, il 17 maggio 1890, e tale è rimasto fino a oggi. Basti pensare che ai tempi della morte di Mascagni, avvenuta nel 1945, l'opera era già stata rappresentata più di quattordicimila volte solo in Italia.[1]
Nel 1888 l'editore milanese Edoardo Sonzogno annunciò un concorso aperto a tutti i giovani compositori
italiani che non avevano ancora fatto rappresentare una loro opera. I
partecipanti dovevano scrivere un'opera in un unico atto, e le tre
migliori produzioni (selezionate da una giuria composta da cinque
importanti musicisti e critici italiani) sarebbero state rappresentate a
Roma a spese dello stesso Sonzogno.
Mascagni, che all'epoca risiedeva a Cerignola,
in provincia di Foggia, dove dirigeva la locale banda musicale, venne a
conoscenza di questo concorso solo due mesi prima della chiusura delle
iscrizioni e chiese al suo amico Giovanni Targioni-Tozzetti, poeta e professore di letteratura all'Accademia Navale di Livorno, di scrivere un libretto. Targioni-Tozzetti scelse Cavalleria rusticana, una novella popolare di Giovanni Verga
come base per l'opera. Egli e il suo collega Guido Menasci lavoravano
per corrispondenza con Mascagni, mandandogli i versi su delle cartoline.
L'opera fu completata l'ultimo giorno valido per l'iscrizione al
concorso. In tutto, furono esaminate settantatré opere e il 5 marzo 1890 la giuria selezionò le tre opere da rappresentare a Roma: Labilia di Nicola Spinelli, Rudello di Vincenzo Ferroni, e Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni.[2]
La prima rappresentazione di Cavalleria rusticana fu, come già
accennato, un successo inaudito, con Mascagni che venne richiamato sul
palco dagli applausi del pubblico per quattro volte, e vinse il Primo
Premio del concorso.[3]
In quello stesso anno, in séguito al tutto esaurito delle repliche al
Teatro Costanzi, l'opera fu rappresentata in tutta Italia, oltre che a Berlino, a Budapest e a Londra (allo Shaftesbury Theatre nell'ottobre 1891 e al Royal Opera House nel maggio 1892).[4]
Cavalleria rusticana ebbe il suo debutto in America a Philadelphia al Grand Opera House il 9 settembre 1891, seguito da Chicago il 30 settembre 1891. Curioso il caso del debutto dell'opera a New York, avvenuto il 1º ottobre 1891: nello stesso giorno due compagnie diverse rappresentarono Cavalleria rusticana, una di pomeriggio al Casino, diretta da Rudolph Aronson, l'altra di sera al Lenox Lyceum diretta da Oscar Hammerstein.[4]
L'opera fu data per la prima volta al Metropolitan Opera il 30 dicembre 1891 assieme a un frammento dell'Orfeo ed Euridice di Gluck e da quel giorno fu poi rappresentata 652 volte nel teatro newyorkese.[5]
Nel 1907 nell'ambito di un altro concorso presieduto da Sonzogno, Domenico Monleone presentò un'opera basata sulla stessa storia di Verga similmente chiamata Cavalleria rusticana.
L'opera non ebbe successo nel concorso, ma fu rappresentata più tardi
ad Amsterdam, dando via ad un tour in Europa, avente come data finale
Torino. Sonzogno, volendo proteggere il guadagno che era scaturito dalla
versione di Mascagni, mosse un'azione legale e successivamente l'opera
di Monleone venne censurata in Italia.[6]
Trama
La scena si svolge in un paese siciliano (ispirato a Vizzini) durante il giorno di Pasqua. Ancora a sipario calato, si sente Turiddu, il tenore, cantare una serenata
a Lola, sua promessa sposa che durante il servizio militare di Turiddu
ha però sposato Alfio. La scena si riempie di paesani e paesane in
festa, giunge anche Santa, detta Santuzza, attuale fidanzata di Turiddu,
che non si sente di entrare in chiesa sentendosi in grave peccato.
Entra allora in casa di mamma Lucia, madre di Turiddu, chiedendole
notizie del figlio.
Lucia dice a Santuzza che Turiddu è andato a Francofonte a comprare
il vino, ma Santa sostiene di aver visto Turiddu che si aggirava sotto
la casa di Lola. Lucia chiede allora a Santa di entrare in casa, infatti
ha paura che qualcuno la possa ascoltare, ma quest'ultima si rifiuta
perché si sente disonorata. La notizia arriva anche ad Alfio, che ignaro
di tutto va a trovare Lucia. A questo punto Santuzza svela a Lucia la
relazione tra Turiddu e Lola. Egli ormai l'ha disonorata per ripicca
contro Lola, alla quale prima di andare soldato aveva giurato fedeltà
eterna, e che ora continua a frequentare sebbene sia sposata. Giunge
dunque Turiddu che discute animatamente con Santa; interviene anche Lola
che sta per recarsi in chiesa, e le due donne si scambiano battute
ironiche.
Turiddu segue Lola, che è sola perché il marito lavora. Santuzza augura a Turiddu la malapasqua
e, vedendo arrivare Alfio, gli denuncia la tresca amorosa della moglie.
Dopo la messa, Turiddu offre vino a tutti i paesani per stare più tempo
con Lola. Alfio entra nella piccola bottega e getta il bicchiere di
vino in faccia a Turiddu il quale gli morde l'orecchio sfidandolo a
duello. Turiddu corre a salutare la madre e ubriaco, le dice addio e le
affida Santuzza.
Subito dopo si sente un vociare di donne e popolani. Un urlo sovrasta gli altri: "Hanno ammazzato compare Turiddu!".
Subito dopo si sente un vociare di donne e popolani. Un urlo sovrasta gli altri: "Hanno ammazzato compare Turiddu!".