26/12/19

TUTTE LE FESTE AL TEMPIO - Aria di Gilda dall'opera Rigoletto (Giuseppe Verdi)


Madeline Robinson - soprano 

Jon French - pianoforte

 

Rigoletto: Tutte le feste al tempio


Rigoletto

melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
musica di Giuseppe Verdi (Busseto 1813-Milano 1901)
prima esecuzione: 11 marzo 1851, Venezia, Gran Teatro La Fenice


Atto II, scene 6-8


L’antefatto: il Conte di Monterone irrompe nella corte di Mantova per chiedere conto al Duca dell’onore di sua figlia, sedotta e abbandonata dal nobiluomo. Tratto in arresto, Monterone maledice il duca libertino e il suo buffone Rigoletto, che lo aveva pubblicamente irriso. Questi però cela un segreto: noto a tutti come caustico giullare di corte, ha una figlia bellissima, Gilda, cui non ha rivelato nulla di sé e alla quale impedisce di uscire perfino di casa, se non per recarsi in chiesa. Proprio qui, però, è stata notata dal Duca, che, fingendosi studente e povero, la seduce. Nel frattempo i cortigiani, per vendicarsi del sarcasmo di Rigoletto, decidono di rapire la giovane che vive nella sua casa (e che credono la sua amante) per condurla al Duca.


La scena Gilda esce trafelata dalle stanze del Duca e incontra il padre. Con grande imbarazzo gli racconta di come si sia innamorata di un giovane che credeva sincero e sia stata poi rapita e condotta a corte. Rigoletto si dispera, vedendo disonorata la figlia che per lui significava tutto e nel cui riscatto sociale vedeva lo scopo della sua vita. Giura quindi di vendicare non solo l’oltraggio subito nell’onore della figlia, ma anche quello della famiglia di Monterone (il quale, condotto a morte, aveva rinunciato, in realtà, alla maledizione contro il Duca). Gilda, però, lo supplica di perdonare, dichiarandosi ancora innamorata dell’uomo che l’ha ingannata
 

GILDA

  Tutte le feste al tempio
mentre pregava iddio,
bello e fatale un giovine
s’offerse al guardo mio…
se i labbri nostri tacquero,
dagli occhi il cor parlò.
Furtivo fra le tenebre
sol ieri a me giungeva…
Sono studente, povero,
commosso mi diceva,
e con ardente palpito
amor mi protestò.
Partì… il mio core aprivasi
a speme più gradita,
quando improvvisi apparvero
color che m’han rapita,
e a forza qui m’addussero
nell’ansia più crudel.