Nessun dorma è una celebre romanza per tenore della Turandot di Giacomo Puccini.
È intonata dal personaggio di Calaf all'inizio del terzo atto. Immerso nella notte di Pechino, in totale solitudine, il "Principe ignoto" attende il sorgere del giorno, quando potrà finalmente conquistare l'amore di Turandot, la principessa di ghiaccio.
Il primo tenore a cantarla è stato Miguel Fleta nel 1926.
La musica
La struttura della romanza è basata sull'alternanza tra strofa e ritornello.Durante la strofa il canto del tenore non si espande oltre lo stile di un arioso e il discorso musicale è condotto dall'orchestra, le cui armonie, estremamente piccanti, sono addolcite da una timbrica diafana, basata su archi con sordina, arpa, celesta e legni.
La strofa sfocia senza soluzione di continuità in un ritornello costituito da una frase di otto battute basata su una melodia in re maggiore di ampio respiro, costruita su versi novenari ben cadenzati, con gli accenti fissi sulle sedi quarta e ottava. Il canto è reso espressivo dalle delicate dissonanze di seconda tra le note accentate (che coincidono con le sillabe pari) e gli accordi dell'orchestra.
Dopo una ripresa scorciata della strofa, di sole quattro battute, la melodia del ritornello viene intonata dal coro dietro la scena, che sostenuto dal tremolo degli archi riprende le parole del principe, mostrando il rovescio della medaglia, ossia rammentando le minacce di morte della principessa, qualora prima dell'alba nessuno fosse riuscito a scoprire il nome dello straniero («Il nome suo nessun saprà / E noi dovremo, ahimè, morir!»). Calaf completa la melodia con nuovo slancio e la romanza termina con una breve coda sulla parola «vincerò». La voce del tenore tocca il si acuto, ma l'impeto eroico è ammorbidito, alla maniera di Puccini, facendo scivolare la voce alla nota inferiore, mentre l'orchestra riprende a tutta forza la melodia principale in una perorazione finale.
Il brano non conclude con una cadenza, bensì modula immediatamente nel successivo quartettino tra Calaf e le tre Maschere. Per ragioni pratiche, quando la romanza è eseguita in forma di concerto, vi si aggiunge una sbrigativa e prevedibile cadenza finale, lontana dallo stile dell'autore.
Il testo poetico
Nell'atto precedente a quest'aria, Calaf ha correttamente risposto ai tre enigmi fatti a tutti i potenziali pretendenti della principessa Turandot. Nondimeno, indietreggia al pensiero del matrimonio con lui. Calaf le offre un'altra possibilità sfidandola a indovinare il suo nome all'alba. Mentre si inginocchia davanti a lei, il tema "Nessun dorma" fa la sua prima apparizione, secondo le sue parole, "Il mio nome non sai!". Lei può ucciderlo se indovina correttamente il suo nome; ma se non lo fa, deve sposarlo. La principessa crudele ed emotivamente fredda decreta quindi che nessuno dei suoi sudditi dormirà quella notte fino a quando non verrà scoperto il suo nome. Se falliscono, tutti verranno uccisi.Quando si apre l'atto finale, è notte. Calaf è solo nei giardini del palazzo illuminati dalla luna. In lontananza, sente gli araldi di Turandot che proclamano i suoi comandi. La sua aria inizia con un'eco del loro pianto e una riflessione sulla principessa Turandot:
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