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Pasqua, le dieci opere d'arte più belle dedicate alla Resurrezione
Con
la figura di Cristo e con il sacro mistero rappresentato dalla sua
esistenza si sono confrontati tutti i più grandi interpreti dell’arte
occidentale. In occasione della Pasqua……
Da ”Resurrezione e Noli me tangere” di Giotto a ”La
Risurrezione” di Carl Heinrich Bloch, ecco la top ten delle opere più
belle che raccontano il tema della Resurrezione
MILANO – Con la figura di Cristo e con il sacro mistero rappresentato dalla sua esistenza si sono confrontati tutti i più grandi interpreti dell’arte occidentale. In occasione della Pasqua, dunque, non potevamo mancare di ripercorrere le opere che hanno raccontato il momento più alto di questo mistero: la Resurrezione. Da Giotto a Carl Heinrich Bloch, ecco qui di seguito la top ten delle opere più belle e note dedicate a questo tema.
“Resurrezione e Noli me tangere” di Giotto – L’affresco fa parte della Cappella degli Scrovegni a Padova e fu realizzato tra 1303 e 1305. La scena è divisa in due parti. A sinistra vediamo il sepolcro scoperchiato e vuoto: sopra siedono due angeli, mentre a terra i soldati dormono. A destra, Maria Maddalena si inginocchia di fronte a Cristo risorto, che pronuncia la frase latina riportata dai vangeli: “Noli me tangere” (!Non mi toccare”). Mentre gli alberi a sinistra sono secchi e morti, a destra tornano rigogliosi, a simboleggiare il ritorno alla vita.
“Resurrezione di Cristo” di Piero Della Francesca – L’affresco fu eseguito da Piero Della Francesca, uno dei più importanti artisti del Quattrocento italiano, tra il 1450 e il 1463 nel palazzo del governo di Arezzo, oggi diventato Museo. La scena si apre in una cornice immaginaria – formata dal sepolcro, da due colonne e un architrave – che dà su un esterno. Qui, al centro, la figura di Cristo si solleva dal sepolcro, con aspetto solenne e sacrale e il vessillo crociato in mano. I soldati dormono alla base del sepolcro, creando così un contrasto con la divinità sempre vigile. Sullo sfondo, il paesaggio ha un aspetto invernale e spoglio a sinistra, rigoglioso a destra, a significare la continuità del ciclo della vita.
“Resurrezione di Cristo con Papa Alessandro VI inginocchiato” di Pinturicchio – Fa parte di una serie di opere di decorazione realizzate da Pinturicchio nei Palazzi Vaticani, e in particolare nelle stanze dell’Appartamento Borgia, tra 1492 e 1494. Cristo sorge dal sepolcro scoperchiato e si innalza in cielo con in mano il vessillo crociato, su uno sfondo dorato. La figura ha un atteggiamento sacrale, rigido, tipico dell’iconografia tradizionale. L’opera ha ispirato la “Resurrezione” di Raffaello.
“Resurrezione di Cristo” di Raffaello Sanzio – L’opera è un dipinto realizzato da Raffaello, grande maestro del nostro Rinascimento, nel 1501-1502, conservato oggi nel Museo d’Arte di San Paolo in Brasile. Al centro del quadro campeggia la figura del Cristo che si solleva da sepolcro scoperchiato e ascende al cielo. Le figure iniziano a mostrare una maggiore plasticità rispetto al modello del Pinturicchio, c’è una maggiore ricchezza di dettagli e i gesti sono più vivi, realistici, naturali.
“Resurrezione di Cristo” di Tiziano – La “Resurrezione” è la scena centrale del “Polittico Averoldi”, dipinto da Tiziano attorno al 1520-1522 e collocato nella Collegiata dei Santi Nazaro e Celso a Brescia. La tipica iconografia della Resurrezione si combina qui con quella dell’Ascensione, con Cristo trionfante in cielo, mostrando come Tiziano abbia assimilato la lezione di Raffaello. La sua figura, sottolineata dall’illuminazione che lo inonda, mostra una perfezione anatomica vicina a quella delle statue greche.
“Resurrezione di Cristo” di Domenico Ghirlandaio e Hendrik van den Broeck – Domenico Ghirlandaio fu uno degli artisti fiorentini che nel 1481 vennero chiamati a Roma da Papa Sisto IV per affrescare la Cappella Sistina. A lui vennero affidate due scene della vita di Cristo, la “Vocazione dei primi apostoli” e la “Resurrezione”. La sua opera purtroppo si danneggiò molto. Gli affreschi della Parete d’ingresso della Cappella Sistina vennero rifatti nella seconda metà del Cinquecento e Hendrik van den Broeck ridipinse la “Resurrezione” del Ghirlandaio.
“Resurrezione” di El Greco – Realizzata tra 1596 e 1600, la “Resurrezione” di El Greco è uno dei suoi grandi capolavori ed è oggi conservato al Prado di Madrid. Il dipinto presenta i tipici tratti visionari delle opere di El Greco, con forti contrasti tra luci e ombre, figure allungate e pallide, a creare un effetto di misticismo. I movimenti convulsi conferiscono drammaticità al quadro.
“Incredulità di San Tommaso” di Caravaggio – Il celebre dipinto, commissionato probabilmente dal banchiere Vincenzo Giustiniani, fu realizzato da Michelangelo Merisi tra 1600 e 1601. Raffigura l’apostolo San Tommaso che, incredulo, ispeziona il costato di Gesù Cristo risorto e infila un dito nella ferita. Altri due apostoli, da sopra la sua spalla, osservano la scena. Il quadro, come tutti quelli di Caravaggio, si contraddistingue per il suo estremo realismo, che non mancò di scandalizzare il suo stesso committente. Anche l’illuminazione è tipicamente caravaggesca, con un’unica fonte luminosa da sinistra che accentua l’“immersione” del dito. Il dipinto è oggi nella Bildergalerie di Potsdam.
“Resurrezione di Cristo” di Pieter Paul Rubens – La Resurrezione è un trittico dipinto dal grande pittore fiammingo Ruben tra 1611 e 1612, nella Cattedrale di Nostra Signora di Anversa. Tornato in Italia dopo un lungo periodo a Roma, Rubens dimostra di aver assimilato le novità portate nell’arte pittorica da Caravaggio, ma il suo stile è del tutto originale e non ha equivalenti in Italia.
“La Risurrezione” di Carl Heinrich Bloch – Dipinta da Carl Heinrich Bloch nella seconda metà dell’Ottocento, la scena è campeggiata dal Cristo trionfante sulla morte che si innalza emergendo dal sepolcro. Ai suoi lati stanno due angeli in adorazione, dietro di lui i narcisi rappresentano la speranza e la rinascita. Sotto i suoi piedi, la pietra che un tempo conteneva il suo corpo si spezza, in primo piano giace l’elmo vuoto di un soldato. L’effetto è di grande potenza e sacralità.
MILANO – Con la figura di Cristo e con il sacro mistero rappresentato dalla sua esistenza si sono confrontati tutti i più grandi interpreti dell’arte occidentale. In occasione della Pasqua, dunque, non potevamo mancare di ripercorrere le opere che hanno raccontato il momento più alto di questo mistero: la Resurrezione. Da Giotto a Carl Heinrich Bloch, ecco qui di seguito la top ten delle opere più belle e note dedicate a questo tema.
“Resurrezione e Noli me tangere” di Giotto – L’affresco fa parte della Cappella degli Scrovegni a Padova e fu realizzato tra 1303 e 1305. La scena è divisa in due parti. A sinistra vediamo il sepolcro scoperchiato e vuoto: sopra siedono due angeli, mentre a terra i soldati dormono. A destra, Maria Maddalena si inginocchia di fronte a Cristo risorto, che pronuncia la frase latina riportata dai vangeli: “Noli me tangere” (!Non mi toccare”). Mentre gli alberi a sinistra sono secchi e morti, a destra tornano rigogliosi, a simboleggiare il ritorno alla vita.
“Resurrezione di Cristo” di Piero Della Francesca – L’affresco fu eseguito da Piero Della Francesca, uno dei più importanti artisti del Quattrocento italiano, tra il 1450 e il 1463 nel palazzo del governo di Arezzo, oggi diventato Museo. La scena si apre in una cornice immaginaria – formata dal sepolcro, da due colonne e un architrave – che dà su un esterno. Qui, al centro, la figura di Cristo si solleva dal sepolcro, con aspetto solenne e sacrale e il vessillo crociato in mano. I soldati dormono alla base del sepolcro, creando così un contrasto con la divinità sempre vigile. Sullo sfondo, il paesaggio ha un aspetto invernale e spoglio a sinistra, rigoglioso a destra, a significare la continuità del ciclo della vita.
“Resurrezione di Cristo con Papa Alessandro VI inginocchiato” di Pinturicchio – Fa parte di una serie di opere di decorazione realizzate da Pinturicchio nei Palazzi Vaticani, e in particolare nelle stanze dell’Appartamento Borgia, tra 1492 e 1494. Cristo sorge dal sepolcro scoperchiato e si innalza in cielo con in mano il vessillo crociato, su uno sfondo dorato. La figura ha un atteggiamento sacrale, rigido, tipico dell’iconografia tradizionale. L’opera ha ispirato la “Resurrezione” di Raffaello.
“Resurrezione di Cristo” di Raffaello Sanzio – L’opera è un dipinto realizzato da Raffaello, grande maestro del nostro Rinascimento, nel 1501-1502, conservato oggi nel Museo d’Arte di San Paolo in Brasile. Al centro del quadro campeggia la figura del Cristo che si solleva da sepolcro scoperchiato e ascende al cielo. Le figure iniziano a mostrare una maggiore plasticità rispetto al modello del Pinturicchio, c’è una maggiore ricchezza di dettagli e i gesti sono più vivi, realistici, naturali.
“Resurrezione di Cristo” di Tiziano – La “Resurrezione” è la scena centrale del “Polittico Averoldi”, dipinto da Tiziano attorno al 1520-1522 e collocato nella Collegiata dei Santi Nazaro e Celso a Brescia. La tipica iconografia della Resurrezione si combina qui con quella dell’Ascensione, con Cristo trionfante in cielo, mostrando come Tiziano abbia assimilato la lezione di Raffaello. La sua figura, sottolineata dall’illuminazione che lo inonda, mostra una perfezione anatomica vicina a quella delle statue greche.
“Resurrezione di Cristo” di Domenico Ghirlandaio e Hendrik van den Broeck – Domenico Ghirlandaio fu uno degli artisti fiorentini che nel 1481 vennero chiamati a Roma da Papa Sisto IV per affrescare la Cappella Sistina. A lui vennero affidate due scene della vita di Cristo, la “Vocazione dei primi apostoli” e la “Resurrezione”. La sua opera purtroppo si danneggiò molto. Gli affreschi della Parete d’ingresso della Cappella Sistina vennero rifatti nella seconda metà del Cinquecento e Hendrik van den Broeck ridipinse la “Resurrezione” del Ghirlandaio.
“Resurrezione” di El Greco – Realizzata tra 1596 e 1600, la “Resurrezione” di El Greco è uno dei suoi grandi capolavori ed è oggi conservato al Prado di Madrid. Il dipinto presenta i tipici tratti visionari delle opere di El Greco, con forti contrasti tra luci e ombre, figure allungate e pallide, a creare un effetto di misticismo. I movimenti convulsi conferiscono drammaticità al quadro.
“Incredulità di San Tommaso” di Caravaggio – Il celebre dipinto, commissionato probabilmente dal banchiere Vincenzo Giustiniani, fu realizzato da Michelangelo Merisi tra 1600 e 1601. Raffigura l’apostolo San Tommaso che, incredulo, ispeziona il costato di Gesù Cristo risorto e infila un dito nella ferita. Altri due apostoli, da sopra la sua spalla, osservano la scena. Il quadro, come tutti quelli di Caravaggio, si contraddistingue per il suo estremo realismo, che non mancò di scandalizzare il suo stesso committente. Anche l’illuminazione è tipicamente caravaggesca, con un’unica fonte luminosa da sinistra che accentua l’“immersione” del dito. Il dipinto è oggi nella Bildergalerie di Potsdam.
“Resurrezione di Cristo” di Pieter Paul Rubens – La Resurrezione è un trittico dipinto dal grande pittore fiammingo Ruben tra 1611 e 1612, nella Cattedrale di Nostra Signora di Anversa. Tornato in Italia dopo un lungo periodo a Roma, Rubens dimostra di aver assimilato le novità portate nell’arte pittorica da Caravaggio, ma il suo stile è del tutto originale e non ha equivalenti in Italia.
“La Risurrezione” di Carl Heinrich Bloch – Dipinta da Carl Heinrich Bloch nella seconda metà dell’Ottocento, la scena è campeggiata dal Cristo trionfante sulla morte che si innalza emergendo dal sepolcro. Ai suoi lati stanno due angeli in adorazione, dietro di lui i narcisi rappresentano la speranza e la rinascita. Sotto i suoi piedi, la pietra che un tempo conteneva il suo corpo si spezza, in primo piano giace l’elmo vuoto di un soldato. L’effetto è di grande potenza e sacralità.