15/05/21

All'erta, all'erta! - IL TROVATORE (Giuseppe Verdi)




Il trovatore è un'opera di Giuseppe Verdi rappresentata in prima assoluta il 19 gennaio 1853 al Teatro Apollo di Roma. Assieme a Rigoletto e La traviata fa parte della cosiddetta trilogia popolare.

Il libretto, in quattro parti e otto quadri, fu tratto dal dramma El Trovador di Antonio García Gutiérrez. Fu Verdi stesso ad avere l'idea di ricavare un'opera dal dramma di Gutiérrez, commissionando a Salvadore Cammarano la riduzione librettistica. Il poeta napoletano morì improvvisamente nel 1852, appena terminato il libretto, e Verdi, che desiderava alcune aggiunte e piccole modifiche, si trovò costretto a chiedere l'intervento di un collaboratore del compianto Cammarano, Leone Emanuele Bardare. Questi, che operò su precise direttive dell'operista, mutò il metro della canzone di Azucena (da settenari a doppi quinari) e aggiunse il cantabile e quello di Leonora (D'amor sull'ali rosee - IV.1). Lo stesso Verdi, inoltre, intervenne personalmente sui versi finali dell'opera, abbreviandoli.

La prima rappresentazione fu un grande successo: come scrive Julian Budden, «Con nessun'altra delle sue opere, neppure con il Nabucco, Verdi toccò così rapidamente il cuore del suo pubblico».


Parte I 

La scena si apre nel castello dell'Aljafería di Saragozza. Il Conte di Luna ama Leonora, dama di corte della regina, non corrisposto, ogni notte monta la guardia davanti alla sua porta nel tentativo di vederla. 

Mentre egli si strugge di questo amore, Ferrando, capitano delle sue guardie, racconta agli armigeri la storia del fratello minore del Conte: il bambino fu rapito anni prima da una gitana per vendicare la madre, giustiziata dal precedente Conte con l'accusa di praticare la stregoneria; la zingara (Abbietta zingara) aveva poi gettato il bambino nella stessa pira ov'era morta la madre, il cui fantasma infesta ora il castello, e per questo infanticidio i soldati ora chiedono la sua morte. I soldati, pur essendo uomini di guerra, provano orrore di fronte a questo fatto di sangue. 

Quando, infine, apprendono della storia del presunto fantasma della zingara che ancora si aggirerebbe per il castello alla mezzanotte, sguainano le loro spade allo scandire dell'ora in preda al terrore.



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PARTE PRIMA 


Scena prima. Ferrando (Basso), Familiari

Atrio nel palazzo dell'Aliaferia.

Da un lato, porta che mette agli appartamenti del Conte di Luna Ferrando e molti Familiari del Conte giacciono presso la porta; alcuni Uomini d'arme passeggiano in fondo


Ferrando (ai Familiari vicini ad assopirsi)

All'erta, all'erta! Il Conte

N'è d'uopo attender vigilando; ed egli

Talor presso i veroni

Della sua cara, intere

Passa le notti.


Familiari

Gelosia le fiere

Serpi gli avventa in petto!


Ferrando

Nel Trovator, che dai giardini move

Notturno il canto, d'un rivale a dritto

Ei teme.


Familiari

Dalle gravi

Palpebre il sonno a discacciar, la vera

Storia ci narra di Garzia, germano

Al nostro Conte.


Ferrando

La dirò: venite intorno a me.

(I Familiari eseguiscono)


Armigeri (accostandosi pur essi)

Noi pure...


Familiari

Udite, udite.

(Tutti accerchiano Ferrando)


Ferrando

Di due figli vivea padre beato

Il buon Conte di Luna:

Fida nutrice del secondo nato

Dormia presso la cuna.

Sul romper dell'aurora un bel mattino

Ella dischiude i rai;

E chi trova d'accanto a quel bambino?


Coro

Chi?... Favella... Chi mai?


Ferrando

Abbietta zingara, fosca vegliarda!

Cingeva i simboli di una maliarda!

E sul fanciullo, con viso arcigno,

L'occhio affiggeva torvo, sanguigno!...

D'orror compresa è la nutrice...

Acuto un grido all'aura scioglie;

Ed ecco, in meno che il labbro il dice,

I servi accorrono in quelle soglie;

E fra minacce, urli e percosse

La rea discacciano ch'entrarvi osò.


Coro

Giusto quei petti sdegno commosse;

L'insana vecchia lo provocò.


Ferrando

Asserì che tirar del fanciullino

L'oroscopo volea...

Bugiarda! Lenta febbre del meschino

La salute struggea!

Coverto di pallor, languido, affranto

Ei tremava la sera.

Il dì traeva in lamentevol pianto...

Ammaliato egli era!

(Il Coro inorridisce)

La fatucchiera perseguitata

Fu presa, e al rogo fu condannata;

Ma rimaneva la maledetta

Figlia, ministra di ria vendetta!...

Compì quest'empia nefando eccesso!...

Sparve il fanciullo e si rinvenne

Mal spenta brace nel sito istesso

Ov'arsa un giorno la strega venne!...

E d'un bambino... ahimè!... l'ossame

Bruciato a mezzo, fumante ancor!


Coro

Ah scellerata!... oh donna infame!

Del par m'investe odio ed orror!


Alcuni

E il padre?


Ferrando

Brevi e tristi giorni visse:

Pure ignoto del cor presentimento

Gli diceva che spento

Non era il figlio; ed, a morir vicino,

Bramò che il signor nostro a lui giurasse

Di non cessar le indagini... ah! fûr vane!...


Armigeri

E di colei non s'ebbe

Contezza mai?


Ferrando

Nulla contezza...

Oh, dato mi fosse

Rintracciarla un dì!...


Familiari

Ma ravvisarla potresti?


Ferrando

Calcolando gli anni trascorsi... lo potrei.


Armigeri

Sarebbe tempo presso la madre

All'inferno spedirla.


Ferrando

All'inferno? È credenza che dimori

Ancor nel mondo l'anima perduta

Dell'empia strega, e quando il cielo è nero

In varie forme altrui si mostri.


Coro (con terrore)

E vero!


Alcuni

Su l'orlo dei tetti alcun l'ha veduta!


Altri

In upupa o strige talora si muta!


Altri

In corvo tal'altra; più spesso in civetta!

Sull'alba fuggente al par di saetta.


Ferrando

Morì di paura un servo del conte,

Che avea della zingara percossa la fronte!

(Tutti si pingono di superstizioso terrore)

Apparve a costui d'un gufo in sembianza

Nell'alta quiete di tacita stanza!...

Con l'occhio lucente guardava... guardava,

Il cielo attristando d'un urlo feral!

Allor mezzanotte appunto suonava...

(Una campana suona improvvisamente a distesa mezzanotte)


Tutti

Ah! sia maledetta la strega infernal!

(Gli uomini d'arme accorrono in fondo; i Familiari corrono verso la porta)