Fu probabilmente Bramante, architetto pontificio incaricato di
ricostruire la Basilica vaticana, a suggerire al pontefice Giulio II il
suo conterraneo marchigiano Raffaello Sanzio per decorare gli ambienti
dell'appartamento papale posto nell'ala settentrionale al secondo piano
del Palazzo Apostolico. Il pontefice, soddisfatto dei primi saggi del
pittore, gli affidò presto la decorazione dell'intera impresa, senza
esitare a distruggere, secondo il Vasari, tutto il lavoro dei suoi
predecessori fra i quali Piero della Francesca, Andrea del Castagno, e
Luca Signorelli.
Il pontefice, soddisfatto dei primi saggi del pittore, gli affidò presto la decorazione dell'intera impresa.
L'incarico
venne, in seguito, confermato da Leone X; quindi Raffaello, coadiuvato
da un cospicuo numero di aiutanti, lavorò all'impresa in tre delle
quattro stanze ( Sala della Segnatura, Sala di Eliodoro e Sala
dell'incendio di Borgo) fino alla morte nel 1520, mentre i suoi seguaci
completarono, su suo disegno, la decorazione dell'ultima stanza (Sala di
Costantino) ultimata nel 1524.
Le Stanze vennero usate dai vari papi, con poche alterazioni, fino a Gregorio XIII negli ultimi anni del XVI secolo.